Regia di Atom Egoyan vedi scheda film
Le sequenze migliori di "Ararat" sono secondo me quelle del film nel film, le scene di massa e di combattimento, cosa alquanto strana per un regista intimista come Egoyan. La storia del film sul genocidio e il legame delle due famiglie (quella del ragazzo e quella del doganiere) è molto labile e la presenza di Arsinée Khanjian, moglie di Egoyan, comincia a diventare davvero eccessiva nei suoi film, trattandosi di un'attrice non eccelsa che sembra una versione affilata di Cher (anch'ella di origini armene), mentre gli ossessivi interventi di Celia alle conferenze di Ani mi ha ricordato, con effetto involontariamente comico, quelli dell'animale da dibattiti Dario Cantarelli in "Sogni d'oro" di Nanni Moretti ("mi domando se il pastore abruzzese, il bracciante lucano, la casalinga di Treviso..."). Molto bravi, invece, sia il ragazzo Alpay (che credo sia, ironia della sorte, di origini turche) e il vecchio Aznavour, anch'egli di origini armene, il cui personaggio ha un nome che ricalca, in versione inglese, quello del protagonista (Edouard Saroyan) di "Tirate sul pianista" (1960) di Truffaut. Eccellente anche Koteas, nella duplice parte negativa dell'aguzzino turco del film nel film e dell'attore di origine turca che finge di ignorare il genocidio e mal dissimula il suo odio per le antiche vittime.
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