Regia di Roman Polanski vedi scheda film
L' occhio del protagonista è quello di Polanski da bambino. Un bambino che si trova nel mezzo di un orrore per lui inimmaginabile e che ha un solo modo per difendersi da esso: Nascondersi. La storia viene quasi spiata dal regista, molte sono le scene riprese da dietro una finestra, da un buco nel muro, quasi a significare l' impossibilità del protagonista di entrare in contatto con la realtà che ha intorno, di stabilire con essa un rapporto di credulità. Ci ritroviamo catapultati in un incubo, uno di quegli incubi che sembrano non finire mai, che durano tutta una notte e tu senti di essere braccato ma in un modo o nell' altro riesci sempre a farla franca. Mentre vedevo il film mi domandavo come deve essere stato assurdo sopravvivere alla guerra, soprattutto per gli ebrei. Senza essere più padroni di niente, neanche della propria dignità di esseri umani. Solo il caso o la fortuna o forse dio hanno deciso chi avrebbe potuto sopravvivavere e chi no. La ricostruzione di Varsavia bombardata è agghiacciante. Macerie , morti, silenzio. Il protagonista si aggira per la città come un barbone, unica preoccupazione il cibo e un nascondiglio sicuro. E i suoi occhi sono così puri che l' assurdità di tutto quanto sembra non riuscire a turbarli. E forse sta proprio qui il punto. Nell' innocenza del punto di vista. Che davanti a tanto orrore rimane intatto. non si lascia corrompere. parlando con mio padre, dopo la fine del film, mi è venuta in mente un' altra cosa. che gli ebrei nei territori occupati stanno costruendo un muro molto simile a quello eretto dai nazisti nel ghetto di Varsavia. Che la Storia non abbia mai insegnato niente già lo sapevamo, ma che gli uomini ancora non riescano ad evolversi da loro stato di bestie ci fa ancora un certo effeto.
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