Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Palma d'oro, David di Donatello al film e Nastro d'argento al regista, una pioggia di César e tre Oscar (regia, protagonista Adrien Brody e sceneggiatura di Ronald Harwood): questi sono solo i premi principali che Il pianista ha ricevuto attorno al mondo ed è difficile sostenere che non siano pienamente meritati. Perchè l'opera di Polanski non solo tocca le corde della commozione senza sconfinare nel patetico, nel lacrimevole fine a sè stesso; non solo è una storia realmente accaduta, tratta dal romanzo autobiografico Il pianista di Wladyslaw Szpilman; ma ha dalla sua un plusvalore emotivo personale da parte del regista, che, nato nel 1933 da famiglia ebraica e cresciuto in Polonia, fu testimone sulla propria pelle (e su quella dei suoi cari) delle atrocità del nazismo durante il secondo conflitto mondiale. Un film ben confezionato, ma anche 'giusto' (si consideri il valore della parola presso la comunità ebraica) quindi: a ormai sessant'anni dalla fine del delirio del terzo reich e dopo aver visto, nei decenni, l'uscita di innumerevoli pellicole su argomenti simili, non è comunque mai inopportuno un lavoro di tale stampo, non può risultare superfluo o 'già visto'. Perchè le imagini de Il pianista dentro al ghetto ebraico di Varsavia o nel campo di concentramento straziano lo spettatore esattamente come se fossero le prime a testimoniare quell'universo di dolore, violenza, morte, totale mancanza di umanità. E qui una parola va spesa per il co-protagonista della vicenda: sullo schermo interpretato egregiamente da Thomas Kretschmann, il personaggio del 'gerarca buono' Hosenfeld è la perfetta rappresentazione nel concreto di quanto labile sia il confine fra santo e carnefice nell'essere umano. Bravo Kretschmann, ma bravissimo Brody; nel cast anche Emilia Fox, Michal Zebrowski, Ed Stoppard: nessun nome particolarmente altisonante, ma tutti ben funzionanti. Onore al merito di Polanski, che alle soglie dei settant'anni ha ancora molto da dire, e sa dirlo in questo modo. 7,5/10.
Settembre 1939, i nazisti invadono Varsavia. Il pianista Wladyslaw viene costretto a vivere nel ghetto ebraico, insieme alla famiglia; dopo qualche anno le persecuzioni si fanno persino più aspre e Wladyslaw conosce anche la terribile realtà dei campi di sterminio. La sua abilità come musicista giocherà però a suo favore.
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