Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Dopo le mutazioni fisiche di “Videodrome” e “La mosca”, il legame indissolubile dei due gemelli di “Inseparabili” e le visioni allucinate de “Il pasto nudo”, David Cronenberg torna a esplorare le oscurità della follia. E adotta, stavolta, uno stile sobrio, privo di qualsiasi effetto speciale o eccesso visionario.
“Spider” è il soprannome che la madre diede al suo bambino, oggi uomo, malato di schizofrenia. Dimesso dal manicomio, ricoverato in un istituto di recupero, quest’uomo tenta di ricostruire la sua infanzia e i fatti terribili che la sconvolsero. Il suo disordine mentale è riflesso nello squallore e nella macchie informi della tappezzeria degli interni. Tutta la storia è dentro la sua testa, in bilico tra realtà e allucinazioni: niente avrà mai certezza di verità.
Tratto dall’omonimo romanzo di Patrick McGrath, già autore di “Follia” e “Il morbo di Haggard”, il film manca di quella inquietudine di fondo e di quella tensione sottile che le pagine scritte, anche le più apparentemente tranquille, trasmettono. Un difetto che toglie carica emotiva a un’opera, lodevole per l’asciutezza di stile e la bravura degli interpreti, Ralph Fiennes in primo luogo.
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