Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
Non si può limitare all'accezione di "sperimentale" un film della portata di "Arca Russa". Deformando i canoni del cinema tradizionale, abbandonando gli stacchi e realizzando un unico intero piano sequenza (senza i trucchetti dell'hitchockiano 'Rope'), ma rispettando minuziosamente le atmosfere e le cadenze del suo cinema e del cinema russo, Sokurov realizza un viaggio fantastico e che per grandezza e maestosità porta addirittura alla commozione. Un sentimento d'amore nei confronti dell'arte esplode schiarendo e rendendo oro ciascuna singola immagine di una pellicola indimenticabile e mastodontica, che con profonda purezza e grande partecipazione, oltre che con straordianaria linearità, passa di evento in evento, di stanza in stanza, facendo prendere vita di nuovo il passato senza mitizzarlo, e permettendo al cinema di diventare una seria e non nostalgica materia onirica e immaginativa, un sogno ad occhi aperti, a dirla in termini semplici.
Immaginando la storia come il lungo sogno di un uomo qualunque posto di fronte alla magia divina della storia, Sokurov percorre lentamente saloni e anticamere del Palazzo d'Inverno, tradendo un amore incondizionato anche per l'arte teatrale, vista la sincronia sconvolgente e leggiadra di comparse, figure di contorno, luci e perfezionismo. L'uso della steady-cam si rivela funzionale per la realizzazione di un film rituale di eccezionale portata, e che pone l'uomo di fronte a domande esistenziali e a agghiaccianti prese di coscienza, specie quando in uomini del passato, mitizzati dalla storia, si riscontrano i nostri stessi difetti di uomini di oggi. Il film di Sokurov è quindi un sogno vero, fatto di realtà storiche, un capriccio pittorico reso con una maestria davvero ineguagliabile, come se i dipinti di quel gioiello che era "Hubert Robert - Una vita felice" avessero preso vita e si muovessero sulla tavolozza.
E così la settima arte finisce per incarnare tutte le altre, diventa sintesi dell'Arte, dell'Uomo, della Totalità, capace di varcare qualunque limite se non quello di un mare inarrestabile che ci conduce indifferente verso il nostro destino di esseri umani.
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