Regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne vedi scheda film
Un padre a cui è stato proditoriamente tolto un figlio e un figlio che forse un padre non l'ha mai avuto.Il figlio(ma come hanno detto gli stessi Dardenne poteva benissimo intitolarsi Il padre)è un film divorato letterlamente da due personaggi, è un film di distanze ,rappresentato da quella volontà di dare algebricamente una risposta a quanto sono distanti i due corpi.Le anime sono altra cosa.Olivier che cerca di insegnare il mestiere di falegname a ragazzi usciti dal riformatorio segue quel nuovo ragazzo affidato alle sue cure dopo che inizialmente l'aveva rifiutato.Sa che è l'assassino del figlioletto di cinque anni.Stop.Da qui uno potrebbe pensare che il film dei Dardenne si ineprichi per la china pericolosa del thriller ma non è così.I due registi virano verso il dramma esistenziale,si chiedono come è possibile elaborare un lutto del genere,quale il castigo giusto per un crimine così odioso,se è giustifiacato l'odio o la sete (apparente) di vendetta.Perchè oltre a essersi portato via la vita del figlioletto Francis si è portato via anche tutta la vita di Olivier,un matrimonio distrutto,costretto a sopravvivere alla sua forzata solitudine Se lo chiedono ma non danno risposte.La loro macchina da presa fruga nelle pieghe dell'animo,fruga il volto,il corpo di Olivier Gourmet,cerca di fissare quegli occhi nascosti mille kilometri dietro spesse lenti.Lo segue,lo bracca durante la giornata,spesso lo vediamo inquadrato di spalle intento a insegnare la sua arte.Il nostro sguardo coincide con l'occhio meccanico della cinepresa.E poi vediamo Francis quel ragazzo all'apparenza non tanto sveglio,la cui faccia quasi si illumina per un fugace attimo quando Olivier gli dice chi è.E anche questa volta il quasi frettoloso accenno di thrilling si risolve in un nulla di fatto come se la rivelazione fosse necessaria per il processo catartico di Olivier.Ora sanno tutto l'uno dell'altro e ciò sembra bastare....Il figlio rappresenta al meglio il cinema dei cineasti belgi:un rigore stilistico bressoniano ,l'assenza totale del commento musicale,dilemmi lancinanti che continuano a far sentire la propria importanza anche ben oltre la fine della proiezione.Questi sono film da far sedimentare,che fanno pensare,che fanno discutere.Merce rara al giorno d'oggi.
la solita regia stilisticamente rigorosissima
la solita regia stilisticamente rigorosissima
meritatissimo il premio vinto
perfetto per il ruolo
ottima nelle poche scene a lei riservate
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