Regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne vedi scheda film
Una narrazione sobria e misurata ma anche carica di tensione trattenuta esplora nelle pieghe innumerevoli dell’animo umano l’estrema sofferenza di una perdita, di un lutto irrisolto e delle sue conseguenze. Un terribile fatto di cronaca ha cambiato la vita dei due protagonisti: un maestro falegname e il giovane assassino di suo figlio, imprigionando il primo entro un muro di solitudine e di rancore e l’altro a scontarne la pena in riformatorio. Sarà una serie di circostanze inaspettate a farli incontrare e a riaprire le vecchie ferite. L’uomo sembra inspiegabilmente orientato a voler instaurare un rapporto con colui che gli ha ucciso l'unico figlio in modo tanto banale quanto assurdo. Quale il motivo che lo spinge? Desiderio di vendetta o volontà di capire? In una rete di sguardi indagatori e di silenzi, di pedinamenti e di rabbia malcelata, il senso di angoscia e l’impotenza sembrano impedire l’esile possibilità di risolvere in un modo o nell’altro il conflitto interiore. Finché nella rivelazione conclusiva il nodo inestricabile pare sciogliersi dapprima in una colluttazione rabbiosa ma liberatoria, e forse successivamente in una muta, faticosa accettazione della realtà, che se non ha proprio il sapore del perdono, è comunque sostenuta dal bisogno di superare una condizione che la vendetta di per sé non potrebbe sanare. L’inconfondibile stile dei Dardenne rivela a poco a poco il tormentato percorso interiore dei personaggi tallonandoli fisicamente con la camera a mano, cogliendo la dinamica di ogni attimo e di ogni emozione e, senza nulla concedere a facili commozioni, carica i lunghi silenzi di dense prospettive di riflessione.
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