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Il figlio

Regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne vedi scheda film

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La recensione su Il figlio

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10 Uno dei film più estremi dei fratelli Dardenne nell'assunto stilistico, ma resta senz'altro uno dei più belli, probabilmente il loro vero capolavoro insieme al successivo "L'enfant". La trama riguarda Olivier, un insegnante di carpenteria in un centro di riabilitazione, un uomo di mezza età dall'aspetto ordinario e dall'espressione assai pensierosa, separato dalla moglie dopo che il loro bambino fu ucciso durante una rapina da un giovane ladro. Per una coincidenza, il giovane assassino dopo essere uscito dal riformatorio viene assegnato proprio al centro di riabilitazione dove lavora Olivier, che all'inizio lo rifiuta ma poi ne diventa il tutore, meditando progetti di vendetta...
Il film rivela la propria forza gradualmente, poichè nella prima parte lo spettatore non conosce tutti i dettagli essenziali per la comprensione della trama, richiede un'attenzione completa da parte dello spettatore e può risultare difficile da seguire per il pubblico non avvezzo all'estetica minimalista e bressoniana dei Dardenne, con una messa in scena di estrema fisicità dove assumono un notevole rilievo i corpi degli attori (la mdp spesso è incollata al profilo di Gourmet) e le immagini del lavoro di falegnameria. L'estrema austerità della regia è confermata anche dalla scelta di eliminare la colonna sonora, come in certi film di Bresson che sembra davvero il "nume tutelare" dei Dardenne sia sotto il profilo formale che contenutistico, poichè anche qui si riflette su tematiche morali particolarmente ardue come la possibilità del perdono di fronte alla persona che ha distrutto la propria esistenza e si è macchiata di uno dei crimini più odiosi che possano esistere. La parte finale conclude davvero in bellezza il discorso dei Dardenne, con un confronto fra i due personaggi che assume una statura tragica di forte intensità pur senza mai calcare sugli effetti emotivi più scontati, mentre la parte iniziale può risultare più ardua a causa di certe volute lentezze e "tempi morti", che però rientrano in una precisa economia narrativa e visiva, e, se si penetra nel meccanismo alla base dell'opera, il film risulta efficacissimo sia nella scelta delle immagini che nella costruzione della suspense. Olivier Gourmet vinse la Palma come miglior attore a Cannes, e indubbiamente il film non potrebbe esistere senza la sua presenza e la sua sofferta interpretazione tutta giocata sul "togliere"; non male al suo fianco il giovane Morgan Marinne.

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