Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
A Helsinki alle 4 del pomeriggio è già buio pesto come in piena notte. Un uomo appena sceso dal treno, e senza sapere bene dove andare, si ferma a riposare su una panchina dove però viene aggredito e derubato da una banda di teppisti.
Portato in ospedale in fin di vita, si riprende miracolosamente ma scopre di aver perso la memoria e di non ricordare nemmeno il proprio nome.
Aiutato da una famiglia di povera gente, comincerà piano piano a ricostruire la propria vita fino alla rivelazione finale...
C'è qualcosa in questo film di Kaurismaki che affascina e cattura lo spettatore fin dalle prime sequenze: forse questo mix fra una realtà di emarginati ma dentro un'atmosfera di favola; forse questa ricreazione vintage di una Finlandia primi anni '60, più povera ma più solidale, dove per esempio si rapina la banca per poter pagare il salario agli operai, o dove l'Esercito della Salvezza fa da mangiare e dà da vestire a un nugolo di sbandati senza chiedere nulla in cambio; forse questo contesto in cui i colori pastello quasi assorbono e ricoprono i segni di una vita senza lussi tranne uno: la musica ascoltata con le radioline a transistor o col juke-box o ancora meglio dai complessini che si esibiscono dal vivo.
La musica è l'unica carta da giocare per opporsi al destino ineluttabile fatto di silenzio, solitudine e morte. La musica e, ovviamente, l'amore. Ma un amore senza sentimentalismi, senza pianti o autocommiserazioni (vedere le scene del doppio addio del protagonista: dalla donna conosciuta a Helsinki e dalla ex-moglie).
Attraverso dialoghi surreali quanto letterari, il Regista ci conduce con la sua storia portandoci nel finale lì da dove si è partiti: la perdita del passato, ma stavolta volontaria e associata alla contagiosa speranza di una nuova vita.
Bello, intenso e ottimistico: da vedere!
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