Regia di Im Kwon-taek vedi scheda film
Im Kwon-taek è uno dei grandi vecchi del cinema della Corea del Sud. In Italia, guarda caso, non si è mai visto niente. Chihwaseon (letteralmente: colpi di fuoco) è l’ultimo, finora, dei suoi quasi cento film. Un’opera bellissima, che richiede pazienza, ma che infine ripaga eccome. Seguendo le vicende inquiete del famoso pittore coreano Jang Seung-up, nato nel 1843 e scomparso senza lasciare tracce nel 1897, Im ci racconta di un paese e una cultura che a poco a poco si vedono cancellare la loro specificità: Cina e Giappone, entrambi “infiltrati”, ne allontanano l’identità. Jang, da principio maestro nel copiare i dipinti cinesi, sente di dover rendersi autonomo. Ma è difficilissimo, perché la creazione è un processo che non può disgiungersi dalla Storia: quando questa è sbriciolata in ansie e incertezze, l’Arte non può che subirne le conseguenze. E se a volte sembra non allontanarsi dai cliché di certo maledettismo artistico, Im è fermo e carnale. Senza nazionalismi: solo la consapevolezza attuale, che non c’è nulla che prescinda dal Tempo, e che la realtà, così com’è, è improponibile. Meglio tenersi tutto dentro. E svanire.
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