Regia di Michael Moore vedi scheda film
Un gran bel film. Esempio classico di quando si dice: “è molto meglio che sia vero e interessante, piuttosto che bello, ma insignificante e falso”.
Opere come quelle di Moore fanno riflettere sui problemi del mondo affinché vi si ponga rimedio. Affinché al posto delle condizioni del dolore, possano essere ben più forti le condizioni che impediscono il dolore, e che, quindi, inevitabilmente finiscono per far aumentare la felicità, in modo inversamente proporzionale, a livello individuale e poi quindi anche politico.
Gli orrori degli Stati Uniti, il loro primitivismo intriso di barbarie, l’assuefazione alla violenza come regola di convivenza, la loro attitudine insomma ad essere causa dei peggiori tra i mali del mondo (il film mostra le guerre d’aggressione del ‘900, di cui nessun altro stato è mai stato colpevole quanto gli Usa, che quindi sono al primo posto dei problemi del mondo, anche se dopo di loro ce ne sono tanti, di stati canaglia): questo è proposto in modo molto intelligente dall’autore. In modo accorato, commuovente, ma mai patetico, falso; un modo realistico, intelligente, competente. Dalla parte delle vittime e contro gli aggressori. Spiace poi che tra gli aggressori davvero efficaci (cioè quelli capaci di ledere i diritti non di uno o due o dieci, ma di migliaia o milioni di persone in una volta sola, per quanto in maniera studiata tale da non dare affatto nell’occhio), quasi tutti siano molto ricchi, e siano apparentemente rispettabili, e magari abbiano studiato molto. La riflessione politica, etica, sociologica, psicologica che Moore induce è tutt’altro che superficiale: qui soprattutto nella gestione della paura, nell’induzione della violenza e della povertà. Il classico divide et impera: finalizzato solo a indebolire le vittime di questo programma, e rafforzarne gli ideatori, per quanto già molto ricchi e quindi potenti.
Ieri cinque persone sono stati uccise con armi da fuoco in una scuola Usa; settimana scorsa (novembre 2017, ndr) 26 in Usa da Devin Kelley. Sono numeri da Usa. Sono numeri che solo l’America può avere. Che triste primato mondiale, quello americano sui morti ammazzati da armi da fuoco ogni anno. Circa 11mila persone sono state uccise in Usa nel 2016 con armi da fuoco. Il numero degli omicidi con armi da fuoco è 25 volte più alto negli Usa che negli altri Paesi OCSE ad alto reddito. Film come questo, e pochissimi altri, aiutano a far riflettere sul “sogno americano”: guardato con occhi non volontariamente incompetenti, si tratta più che altro de “l’incubo americano”. Anche se gli incubi sociali e politici non vengono certo solo dall’America, sia chiaro. Ma le consapevoli menzogne in favore dell’America, così come siamo purtroppo costretti a sentire a vagonate in Italia da oltre settant’anni, sono sicuramente le più potenti di tutte.
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