Regia di Michael Winterbottom vedi scheda film
Per quanto mi concerne un classico. Per la prima volta nella storia della musica pop il cambiamento arriva dai bassifondi. Dopo anni di facce pulite e virtuosismi arriva l'ondata del punk e un nuovo modo di fare e intendere musica, incentrato sull'impegno politico e sociale e dalla parte di quelli che stanno peggio. Stili e musica volutamente provocatori che si uniscono nella battaglia contro i potenti, il capitalismo e le disuguaglianze. Nella Londra del 77 gruppi come i sex pistols e the clash si schierano totalmente con la working class, ormai costretta ai margini della società da una classe politica britannica sempre più contraddittoria e che proprio in quegli anni vede l'ascesa al potere di Margaret Thatcher, così lontana dal proletariato. A tutto questo fa da sfondo una città (Londra) e un mondo sull'orlo del collasso e in piena crisi economica, ossessionato dalla paranoia nucleare ormai all'apice della guerra fredda. Se a questo aggiungiamo il razzismo causato dallo smantellamento dell'impero britannico, ecco che si capisce il bisogno impellente di reagire al sistema incarnato dal punk. Il rifiuto dell'autorità e del potente si riflette anche nella musica appunto, nascono le etichette indipendenti che adottano un modo "fai da te" di distribuire la musica di artisti che non possono permettersi un contratto discografico con una major label (case discografiche). Questo genera un esplosione di gruppi e musicisti molto variegata, che partendo dal punk si estende sempre più verso nuove sonorità come il reggae e lo ska, aiutata anche dalla massiccia presenza di immigrati neri e giamaicani che favoriscono lo sviluppo di una scena dal carattere multiculturale. I semi gettati dal punk vengono raccolti sotto molte forme e si estendono in tutto il Regno Unito oltre che nel resto dell'Europa, nasce la new wave o post-punk, che esaurita la fiamma originaria del punk dell 77, di esso ne mantengono le tematiche e lo spirito, in favore però di uno stile musicale più introspettivo e cupo. Manchester diventa la città emblema di questa corrente alternativa e Tony Wilson il portavoce. E' una città dal passato industriale e dal futuro incerto, le atmosfere grigie e tetre si sentono nella musica di gruppi come joy division, the fall, buzzcocks e altri. Formare un gruppo rock era per questa gente una sorta di fuga dalla noia e dall'alienazione di una città che vedeva giorno dopo giorno le fabbriche chiudere e la disoccupazione crescere a dismisura. In questo ambiente un conduttore televisivo decide di formare un'etichetta indipendente, la Factory, che dopo un inizio promettente si trova costretta a fare i conti con la morte del cantante dei joy division, Ian Curtis, suicidatosi poco prima di un tour in America. A questo punto c'è una frase nel film, detta da Tony Wilson, che coglie perfettamente il modo di essere inglese: "Le vite degli americani non hanno un secondo atto, ma questa è Manchester e viviamo in modo diverso". Da qui in poi si avrà la scalata al successo della Factory e del locale Hacienda, aperto da Tony Wilson, che fra numerevoli vicissitudini vedrà Manchester diventare la capitale della musica pop, un nuovo modo di vivere la notte e la diffusione di droghe come l'ecstasy che darà il via alla nascita della cultura rave e della musica acid house. Dopo mille peripezie l'Hacienda chiude nel 1992, ma l'influenza di quegli anni e dei loro protagonisti è rimasta intatta e si rifletterà negli anni a venire in gruppi come Oasis, the Verve e il britpop anni novanta, che riporterà la cool Britannia al centro del mondo.
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