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Bird Box: Barcellona

Regia di David Pastor, Àlex Pastor vedi scheda film

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La recensione su Bird Box: Barcellona

di mck
6 stelle

Noia sulla Rambla.

 

C’era davvero realmente bisogno di dare uno spin-off side-quel a “Bird Box”? Certo che no, e infatti eccolo qui, in attesa di “A Quiet Place: Day One” scritto e diretto dal Michael Sarnoski di “Pig”. Ma torniamo a noi: mentre Sandra Bullock sta dirigendosi verso l’Hortus Conclusus (qual era la Terra in “Gravity” di un lustro prima) rappresentato da un oratorio come agorà aperta al futuro, le entità “radianti”, gl’immateriali alienangeli antigravitici...

 

-[la meccanica quantistica non ha prodotto solo Hiroshima (fissione dell’uranio), Nagasaki (fissione del plutonio), le bombe sporche al cobalto (bomba H a fissione-fusione-fissione termonucleare uranio/plutonio + idrogeno con rilascio di raggi gamma e fallout radioattivo), la bomba fine-di-mondo Tsar (bomba H a fissione-fusione-fissione termonucleare uranio-idrogeno-piombo) e il defenestramento dell’Universo e della Realtà dal centro di loro stessi, così come prima, nei confronti del pianeta Terra e della specie Homo sapiens, fecero, in ordine, Copernico/Galileo/Keplero, Darwin e Freud, ma ha pure dato la possibilità a pennivendoli da strapazzo di citarne a cazzo di cane slabbrature malinterpretate riempiendo pagine su pagine da cestinare al macero]-

 

...continuano a giochicchiare con gli ultimi superstiti umani e di alcune altre specie di animali superiori. Uniche differenze percepibili: la Catalogna (con un discreto uso della teleferica di Montjuïc, mentre io sono ancora qui a chiedermi perché in “Breaking Bad”, “El Camino” e “Better Call Saul” non abbiano, mai, utilizzato anche solo di sguincio/sfondo la Sandia Peak TramWay) al posto della California.

 

(Pro Loco.)

 

L’anonimo Mario Casas e la un po’ meno anonima Georgina Campbell di “Barbarian” (Zach Cregger, 2022), “Lovely, Dark, and Deep” (Teresa Sutherland, 2023) e l’in imminente uscita “the Watchers” (Ishana Night Shyamalan, 2014) da A.M. Shine, assieme ai più performanti Gonzalo de Castro, Leonardo Sbaraglia e Lola Dueñas (“Hable con Ella”, “Mar Adentro”, “Volver”, “Los Abrazos Rotos”, “Zama”) compongono il cast, mentre il comparto tecnico è costituito da Daniel Aranyó alla fotografia, Martí Roca al montaggio e Zeltia Montes alle musiche.

I registi e sceneggiatori Álex & David Pastor (“Self/Less” e la soporifera ed inutile "the Head") scrivono il copione basandosi sullo sfondo generale creato dal romanzo originale del 2014 di Josh Malerman da cui Eric Heisserer trasse a suo tempo l’adattamento poi messo in scena da Susanne Bier nel 2018, mentre “Malorie”, il sequel letterario dato alle stampe dal romanziere nel 2020 non c’entra alcunché con questa parallela tappa catalana.

Comunque: un’idea iniziale “forte” sviluppata debolmente e un finale cliffhangheroso incentrato s’un topos del genere (à la “Day of the Dead” di George A. Romero) che avrebbe senso logico (ed “etico” nei confronti degli spettatori) solo in previsione di uno sviluppo cert(ificat)o della saga.

* * ¾ - 5.5  

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