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Il fante di cuori

Regia di Michelangelo Bertocchi vedi scheda film

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La recensione su Il fante di cuori

di FulvioWetzl
8 stelle

Il soldatino vive nel breve volgere del film tutta la sua vita: l'amore, la speranza, il progetto, l'assassinio, il tradimento, il furto. Come in una partita a scacchi ogni personaggio ed ogni situazione serve ad alimentarne altre, in un gioco di ribaltamento di ruoli continuo. Il tutto alimentato dalla buona recitazione di tutti.

La guerra non è una partita a scacchi

L'idea che un soldato venga mandato allo sbaraglio in decine di missioni che attraversano i campi di battaglia, per portare missive con codici cifrati, che altro non sono che le coordinate di mosse di un eterna partita a scacchi tra due generali distanti, annoiati, chiusi al calduccio dei loro uffici, dice tutta la portata simbolica del film di Michelangelo Bertocchi, dove tutti i gesti uccisioni, stupri, furti, tradimenti servono a connotare l'assoluta gratuità e pericolosa e tragica inutilità di ogni guerra, in ogni tempo. Oggi serve ribadirlo e Bertocchi lo fa: il suo soldatino che sembra uscito da l'Histoire du Soldat di Stravinskij ma anche da quella collezione di soldatini di stagno che imperversavano tra i nostri giochi d'infanzia, affronta col candore di un Candide le vicende e gli incontri, tutti sempre emblematici, ma senza schematismi: la prostituta accogliente, il soldato stupratore, l'ex generale vittima designata, il comandante fatuo e indifferente al destino delle sue truppe. Il soldatino vive nel breve volgere del film tutta la sua vita: l'amore, la speranza, il progetto, l'assassinio, il tradimento, il furto. Come in una partita a scacchi ogni personaggio ed ogni situazione serve ad alimentarne altre, in un gioco di ribaltamento di ruoli continuo. Il tutto alimentato dalla buona recitazione di tutti, in particolare del protagonista Tiziano Augenti, che mette energia e credibilità nel suo personaggio, fino quasi all'autolesionismo. C'è tenerezza emotiva nel film, che trascende le trame geometriche della sceneggiatura. Le atmosfere sembrano simili a quelle di Pietro Marcello de "Le Vele Scarlatte", e riferimenti nell'assurdità dei regolamenti e degli ordini da rispettare che riportano a "Il Principe di Homburg" di Von Kleist/Bellocchio. Un uso del repertorio di guerra che ricorda le sintesi guerresche di Truffaut in "Jules e Jim". Riferimenti alti che testimoniano nel giovanissimo Bertocchi, una cultura cinematografica che non si appesantisce nel citazionismo. E una visione, uno sguardo già personale e decantato in famiglia (Bertocchi è bisnipote del grande fotografo Sergio Fregoso), che promette lo sviluppo di una personalità a tutto tondo (Michelangelo cura tutti gli aspetti dei suo film, dalla scrittura, alla regìa, al montaggio e in altri casi alla fotografia). La Scuola CineTv Roberto Rossellini di Roma ha fornito mezzi, strutture, allievi impegnati in vari ruoli tecnici, ma il film non sembra affatto il prodotto di un progetto scolastico, ha già una professionalità che deriva da chi ha saputo coordinarli, il regista (probabilmente il più giovane esordiente di sempre).

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