Regia di Pan Nalin vedi scheda film
Samsara, ovvero “reincarnazione” in lingua tibetana...
Samsara, ovvero “reincarnazione” in lingua tibetana, è opera prima del regista indiano Pan Nalin. La realizzazione del film è stata molto travagliata, dovuta a problematiche logistiche e politiche, infatti il Ladakh, dove si è trasferita la troupe, è una zona sperduta del Tibet e da sempre rivendicata dal Kashmir. Ciò nonostante la determinazione e l’entusiasmo del regista, che come documentarista conosceva bene il territorio, ha coinvolto totalmente la piccola troupe, appena 15 persone di nazionalità diverse. Visivamente splendido il background ambientale, giusta cornice alle vicissitudini di un aspirante monaco tibetano, Tashi, altalenante tra spiritualità e attrazione erotica. Il film spinge a una riflessione sul continuo conflitto tra il desiderio di elevarsi spiritualmente e l’ineluttabilità fisica. Tutte le religioni hanno avuto sempre delle difficoltà a far coincidere la visione spirituale con il più importante istinto alla base della procreazione, che l’evoluzione biologica ha reso piacevolmente orgasmica! Poche eccezioni le troviamo nell’induismo tantrico (menzionato nel film) e nel tribalismo dei popoli polinesiani e delle americhe precolombiane. Questo ha portato a una diffusa sessuofobia che diventa “autorevole” nelle religioni monoteiste di origine giudaica, in ordine cronologico: ebraismo, cristianesimo, islamismo che hanno sempre gareggiato nell’assumersi, nei secoli, il primato dell’oscurantismo più bieco! Oggi il primato spetta, pari merito, ai jihadisti, ad alcune frangie ebraiche e ai fondamentalisti cristiani del Nord America!
Buona visione!
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