Regia di Pan Nalin vedi scheda film
Una carovana di monaci raggiunge un eremo dove Tashi È in meditazione da tre anni, tre mesi, tre settimane e tre giorni. Lo accudiscono, lo lavano, gli rasano i capelli e lo riportano al monastero buddista. Tashi è entrato in quel luogo di preghiera e di purificazione da bambino, venti anni prima. Il risveglio dalla trance profonda è accompagnato anche da un prepotente risveglio sessuale e dall'incontro, durante la cerimonia del raccolto, con Pema, una giovane molto affascinante. Il protagonista si arrovella sulla libertà dalle passioni promessa dalla disciplina monastica e su quali siano le soddisfazioni della castità. L’anziano del monastero lo invia in un altro eremo affinché sia iniziato ai misteri dei testi tantrici e Tashi comprende che è necessario possedere per poi rinunciare al possesso. Lascia il convento per vivere con Pema nel Samsara, nel mondo degli uomini dove la felicità, il piacere, il dolori, le gelosie e il bioritmo dei tormenti sono molto diversi dall’ascesa verso l’illuminazione. Girato nel Ladakh, sulle vette dell’Himalaya, una delle regioni più isolate dell’India, questo primo lungometraggio di Pan Nalin, interpretato da attori non professionisti, ipnotizza lo sguardo con l’intensità della flagranza. Degli interpreti e del paesaggio. La parabola morale di Tashi, indeciso tra il rigore trascendentale e la confusione dell’immanente, ha il profumo vero e addomesticato dell’altrove cinematografico. La purezza cromatica delle inquadrature, il sentimento intenso ed estatico dei campi, dei corsi d'acqua, delle montagne, del vento, delle nuvole, delle vesti stese ad asciugare e dei costumi pagano pegno al passato nel documentario (BBC, Discovery, National Geographic) del regista. Il film si muove, con qualche lentezza manierata e qualche caduta di ritmo, tra l’estetismo da “pianeta azzurro” e lo spiritualismo zen versione new age: Nalin ha definito, a ragione, il suo stile “zenematografia”. Interrogarsi, mentre si guardano le bellissime scene d'amore, se sia più giusto correre dietro a migliaia di desideri o conquistarne uno solo e sicuro, è un dilemma condiviso con chi vive nelle sbiadite metropoli.
Enrico Magrelli
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