Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Questo film per la tv di Roberto Rossellini s'inserisce in un'opera divulgativa e didascalica del regista di "Roma città aperta", che comprende altri film come il "Socrate" (1970) e il "Cartesius" (1974), con la quale Rossellini vuole insegnare più che divertire, spiegare più che raccontare. E non è casuale la scelta dei personaggi, insieme a Pascal, Socrate, Sant'Agostino, Cartesio, senza contare gli Apostoli e Cosimo de' Medici: tutte figure di altissima statura morale oltre che scientifica e filosofica.
E proprio questo duplice aspetto, di scienziato e uomo di fede, è fortemente presente nell'episodio televisivo dedicato a Pascal, che ripercorre la sua vita, da quando si trasferisce a Rouen al seguito del padre funzionario, alla morte avvenuta a Parigi all'età di appena 39 anni. Si passa per le scoperte scientifiche, i dubbi di fede e di morale, l'adesione, benché indiretta (attraverso la sorella Jacqueline) al giansenismo, condannato dalla chiesa ufficiale incarnata dai Gesuiti. La morte, affrontata con estrema dignità, sopravviene per una serie di malattie, sottovalutate dai medici parrucconi, i quali solo tastandogli il polso stabiliscono che il filosofo non corre pericolo di vita.
Si deve ammirare la messinscena di Rossellini, che ricostruisce con minuzia anche gli aspetti spiccioli della vita del Seicento (Pascal, ben interpretato da Pierre Arditi, si rammenda gli abiti con ago e filo). La sentenziosità di alcuni momenti, inevitabile considerato che Rossellini cerca di condensare in due ore il pensiero di una delle grandi menti dell'umanità, è ampiamente riscattata da questa accuratezza formale e da quell'empito morale cui ha teso Pascal durante la sua breve vita e cui ha teso anche Rossellini durante la sua carriera di cineasta.
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