Regia di Charles Herman-Wurmfeld vedi scheda film
Se gli appuntamenti galanti, in una New York simile/diversa da quella codificata da Woody Allen, possono essere un inferno e una compilation di ridicole frustrazioni, perché due belle e intelligenti ragazze, Jessica, giornalista, ed Helen, gallerista, molto femminili e vestite alla Laura Ashley, non dovrebbero prima chiedersi come si diventa lesbiche e poi applicarsi, con metodo, con autocensure, ripensamenti, per raggiungere l’obiettivo agognato e la nuova identità sessuale? Tenerezza, imbarazzi, lunghi baci preliminari, le microcatastrofi elaborate con una chiacchiera spensierata e caustica alla moda, il retroterra ebraico, le espiazioni, gli annunci - citando Rilke - per cuori solitari e indecisi più che afflitti, i bar, le coccole, i brutti e sexy come Mick Jagger, Harvey Keitel e James Woods, lasciar marinare le idee, trovare le parole giuste e provare i sentimenti appropriati, l’ansia postfreudiana di accalappiare la felicità, i sensi di colpa, la correttezza politica, la tautologia, tutta contemporanea e assertiva, per cui “un orgasmo è un orgasmo”, l’amicizia amorosa. Scritto per il teatro dalle due protagoniste, Jennifer Westfeldt e Heather Juergensen, il copione ha trovato, con la fresca regia di Wurmfeld, un brio da commedia da camera. Bisex & the City.
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