Regia di Gregory Hoblit vedi scheda film
Francamente non capisco le reazioni tiepide a questa pellicola. E' vero che sia intrisa di retorica e per certi versi prevedibile, com'è vero che l'autocelebrazione del mito americano è irritante come sempre ma d'altro canto ci sono anche molti aspetti positivi. Innanzitutto il punto di vista, qui non è una banale lotta tra americani buoni e tedeschi cattivi ma un serrato confronto psicologico che vede un capitano nazista partecipare attivamente ad un procedimento giudiziario americano e mostrare un lato umano e tratti psicologici complessi ed in un contesto che non è solo quello bellico ma anche quello interraziale. I ruoli non sono delineati e precisi, tutt'altro. C'è un gioco di forza, dei setting relazionali che variano e si capovolgono di volta in volta, un processo di maturazione che vede il protagonista (un viziato figlio di famiglia, destinato a non vedere mai il campo di battaglia) catapultato in una situazione che ne mostra dapprima la viltà ed infine l'eroismo, non per un passaggio brusco e insensato di responsabilità ma per una presa di coscienza che matura nell'arco dei minuti. La prima fase è più sul campo di guerra, la seconda è in un'improvvisata aula giudiziaria e non mancano i colpi di scena nè il finale ad effetto. Bravi gli attori, ottimo Marcel Iures nei panni del colonnello Visser. Ottima pellicola, avvincente e dal buon ritmo, tecnicamente ben fatta (sceneggiatura e fotografia impeccabili) e ben recitata. Decisamente consigliata.
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