Regia di Gregory Hoblit vedi scheda film
Il giovane tenente figlio di papà Tommy Hart (Farrell) arriva nel campo di prigionia con l’onta segreta di aver svelato ai tedeschi, sotto tortura, l’ubicazione di alcuni importanti depositi di armi nelle Ardenne. Quando viene ucciso un soldato americano cinico e razzista, e viene incolpato l’unico soldato nero del campo, Hart ottiene di svolgere un regolare processo. La sua diventa ben presto una lotta contro i pregiudizi dei suoi commilitoni, e soprattutto contro il colonnello McNamara (Willis), che è presidente dell’improvvisata corte marziale. Ben presto però Hart scopre che le cose non sono così semplici, e il processo (il cui esito pare scontato sin dall’inizio, con la condanna del soldato di colore) serve solo da copertura a un progetto di evasione collettiva. La cosa più simpatica del film, tratto da un romanzo di John Katzenbach, è che non ci sono “buoni”: o meglio, gli unici buoni sono i principi dell’eroismo americano che escono illesi e corroborati dalla sporca vicenda della guerra. La storia è appassionante quanto piena di approssimazioni e inverosimiglianze, e dopo una prima mezz’ora da war-movie appassionante, pur non annoiando il pubblico, si siede diventando il solito film di stampo processuale, con dialoghi e situazioni retorici e colpi di scena telefonati.
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