Regia di John Dahl vedi scheda film
Dignitoso ma innocuo road movie firmato da John Dahl che frulla, senza particolare fantasia, ma anche senza fastidiose presunzioni, due cult movie del genere: "Duel" di Steven Spielberg e "The Hitcher" di Robert Harmon. Peccato che "Radio Killer" abbia il difetto, non indifferente, e ormai comune a gran parte della produzione americana di puro intrattenimento degli ultimi anni, di creare aspettative più che discrete per poi perdersi sulla strada (chiusa) delle ovvietà e delle banalità a ripetizione. E così la prima parte (più vicina a "Duel") è vivace, godibile, con una discreta tensione ed un agile ritmo, pur nella inevitabile e forse voluta prevedibilità. Nessuno, per esempio, può credere che quel camionista energumeno dalla folta barba e dai lunghi capelli bianchi, oltre che dal volto all'apparenza truce, con tanto di mazza da baseball in mano sia il killer che minaccia i ragazzi, così come si sa benissimo che, dopo il confronto chiarificatore tra il suddetto buon camionista che addirittura, da cittadino modello, insegue i ragazzi per riconsegnare loro la carta di credito lasciata al market da Lewis, scappato via terrorizzato, la ritrovata calma è solo apparente e verrà turbata dalla comparsa del vero camion assassino. Molto efficace in questa prima parte, in particolare, la sequenza in cui Lewis e Fuller dalla loro stanza cercano di ascoltare, dapprima eccitati e divertiti, poi sempre più ansiosi e preoccupati, quello che avviene nella camera accanto. Funzionale anche il modo in cui Chiodo Arrugginito, sempre attraverso la radio, rivela a sorpresa ai due fratelli di sapere benissimo chi siano, facendo riferimento al fanalino posteriore spento della loro auto. La seconda parte invece alla "The Hitcher" (più o meno da quando l'assassino risparmia i due protagonisti, e viene da chiedersi il perché visto che dopo riprende a perseguitarli con un accanimento ben più crudele) risulta superflua, quando non inutile. Non mancano momenti divertenti (i due ragazzi costretti ad entrare completamente nudi in una tavola calda per ordinare sei cheeseburger, la ricerca della camera giusta in cui è tenuta prigioniera Leelee Sobieski, tra i molti motel della zona), ma tutto sa troppo di già visto. L'immancabile corsa contro il tempo finale (Leelee imbavagliata e legata ad una sedia con un fucile a canne mozze puntatole contro e, a sua volta, collegato alla porta della stanza che non deve essere aperta altrimenti partirà il colpo mortale che ucciderà la ragazza) con un pizzico di gore, come va tanto di moda oggi per accontentare chi chiede sempre e solo sangue (quel gancio infilzato nella gamba di uno dei ragazzi) e la consueta baracconata sopra le righe non aiuta e anche la sorpresina prima dei titoli di coda non è proprio fulminante. E' poi davvero poco credibile che il killer abbia tenuto per più giorni nel suo tir il corpo del camionista buono, ucciso qualche giorno prima, premeditando da tempo l'insulso e patetico regolamento dei conti con le sue presunte vittime. Decisamente una forzatura poco accettabile ed inverosimile, che rende il film analogo ad un...chiodo arrugginito. Dall'angoscia si passa così alla ridicola burla e si teme, a ragion veduta, che il tutto sia uno stupido scherzo, a danno del povero ed incolpevole spettatore, simile a quello orchestrato a inizio film dai due protagonisti. Il mix thriller/ironia poi ormai è troppo abusato per convincere in pieno, così come l'ambientazione sulle deserte e notturne freeway americane ha ben poche novità da regalare. Saggiamente almeno si evitano mielose parentesi sentimentali. Paul Walker e Steve Zahn sono funzionali anche se alle prese con personaggi al limite dello stereotipo (due fratelli dai caratteri opposti, l'uno giudizioso, romantico, ingenuo e con la testa sulle spalle, autentico cocco di mamma, l'altro goliardico, attratto dai guai, con la battuta sempre pronta, perennemente ragazzino ma decisamente scaltro, anche se fresco di galera, quindi classica pecora nera). Leelee Sobieski, invece, lanciata da Kubrick in "Eyes wide shut" sembra purtroppo destinata a ricoprire di continuo ruoli poco incisivi ed insignificanti come questo. John Dahl infine conferma la sua principale caratteristica: l'anonimato. Un film che non annoia ma che è anche ben lungi dall'essere entusiasmante. Si inizia a guardare piacevolmente, poi sempre più distrattamente e alla fine, ahimé, si dimentica facilmente. In ogni caso, dopo la visione del film, meglio astenersi dal fare qualsiasi tipo di scherzo innocente (via radio, via telefono o via internet) a degli sconosciuti: le sorprese potrebbero essere tutt'altro che gradite e ci si potrebbe pentire amaramente. Ed in questo senso il capovolgimento di prospettiva del film è davvero riuscito: Lewis e Fuller da baldanzosi autori di un banale scherzo diventano a loro volta vittime impaurite. Sintetizzano bene il concetto le due frasi di lancio americane del film: "E' iniziato come uno scherzo. Ora lo scherzo è su di loro" e "Quanto divertimento potete avere quando lo scherzo è su di voi?". Scritto da Clay Tarver, ma soprattutto da Jeffrey Abrams, già sceneggiatore di "Armageddon", "Amore per sempre" e "A proposito di Henry", ma oggi più noto come creatore di serie Tv cult come "Lost" e "Alias", oltre che regista di "Mission Impossible 3". Nomination quale miglior film d'avventura/azione/thriller del 2002 da parte dell'Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films Usa: vittoria a "Memento" di Christopher Nolan che ha battuto altresì i ben più meritevoli "L'uomo che non c'era" dei fratelli Coen, "Mulholland Drive" di David Linch e "Black Hawk Down" di Ridely Scott oltre che "Il Patto dei Lupi" di Christophe Gans. Migliore l'ironico titolo originale ("Joy Ride", letteralmente "giro di gioia") piuttosto che quello, stupido, italiano. Poco più di 20 milioni di dollari di incasso in Usa, invisibile in Italia dove è stato distribuito da Medusa nel giugno 2002 (30.000 Euro circa l'incasso totale). Girato in California, Nevada e Utah. Curiosità: nella versione originale la voce di "Chiodo Arrugginito" è di Ted Levine, più noto per avere interpretato il killer Buffalo Bill ne "Il silenzio degli innocenti". Per il ruolo si era pensato però anche a Eric Roberts e a Eric Stoltz.
Voto: 6
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