Nonostante il vistoso anacronismo e l’esilità della trama è un film che si lascia seguire con piacere, grazie soprattutto alla bravura degli interpreti e al significato emblematicamente pacifista della vicenda e delle sue conclusioni.
Il film racconta la vita degli abitanti di Ballygar, sobborgo dublinese abitato da una piccola comunità di famiglie nelle quali ancora nel’67 è rigidissima la separazione sessista dei ruoli: maschi al lavoro fin da giovani; femmine in casa – le più fortunate aiutate dalla domestica – dedite all’accudimento della prole e degli anziani.
Nell’Irlanda di allora, Lily Fox (Maggie Smith) adorna con qualche fiore la lapide in memoria del figlio Declan, che quarant’anni prima si era tolto la vita per amore di Chrissie (Laura Linney), tornata ora a Dublino da Boston per assistere ai funerali di Maureen, sua madre, che con una commovente lettera, in punto di morte, l’aveva invitata, chiedendole perdono.
Scopriremo nel corso della visione i motivi di un silenzio durato quarant’anni; per ora vediamo che Chrissie accetta di partire insieme a tre dublinesi interessate, per ragioni diverse, a vincere il concorso per Lourdes: Lily Fox, la migliore amica di Maureen, ora vecchia e malferma; la cugina Eileen Dunne (Kathy Bates), che spera nella guarigione miracolosa di un doloroso nodulo al seno e la giovane Dolly Hennessy (Agnes O’Casey), che vorrebbe udire finalmente la voce del figlioletto pre-adolescente muto…
Era stato il parroco, Dermot Byrne (Mark O’Halloran) ad accogliere Chrissie, a mostrarle il feretro della madre comunicandole dell’imminente viaggio a Lourdes: non una gita, ma un percorso fra presunti miracoli e sofferenza vera, quella dei malati nel corpo e nell’anima; quella di chi avrebbe continuato a credere nel valore della vita, sebbene le guarigioni fossero state solo 63 e si fossero arrestate dopo l’apparizione della Vergine a Santa Bernadette.
L’arrivo – in compagnia di un rancore doloroso mai sopito – di Chrissie aveva stupito sia Lily, sia Eileen: i sensi di colpa rimossi per quarant’anni, riaffioravano e turbavano la serenità delle due donne solo apparentemente ritrovata, cosicché si rivelava fondamentale il ruolo di mediazione di Dermot, fortemente deciso a trasformare il viaggio di tutte le donne in un’occasione di pace e di perdono, nella presa d’atto degli errori e dell’inutilità della perdurante cattiveria.
Persino nell’Irlanda più ipocrita e malvagia, alla vigilia del ’68 si cominciava a parlare di aborto, di diritti delle donne calpestati, di privilegi maschili intollerabili e di parità dei sessi; di libertà di parlare solo se si ha da dire qualcosa, come ha ben capito il piccolo muto, che finalmente, trova la voce per dire che la casa è (anche) sua…
Film non privo di pagine interessanti, sebbene condotto spesso con ironia superficiale dal regista, che si limita a punzecchiare l’industria dei miracoli, le statuine con l’acqua benedetta, le speculazioni turistiche e l’indifferenza al dolore del mondo, che in Lourdes sembrano convivere senza suscitare alcuno scandalo.
Il film si può vedere gratuitamente ancora per qualche giorno su Raiplay, senza pubblicità.
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