Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Miracle Club

di obyone

6 stelle

Irlanda 1967. Chrissie Ahearn torna a Dublino per dare alla madre l'estremo saluto mentre le donne della vicina parrocchia si prodigano in siparietti canori per vincere il desiderato pellegrinaggio a Lourdes.

Nonostante l'atteggiamento odioso della cugina Eileen e dalla vicina di casa, la vecchia Lily Fox, Chrissie finisce per prendere il posto della madre Maureen nel pullman che porta le tre donne e la giovane Dolly nel paese di santa Bernadette.

Il viaggio e la permanenza in terra francese sono motivo di tormento per Chrissie. Tra antichi rancori e dolori che riemergono da un lontanissimo passato la donna fatica ad allacciare rapporti con le altre del gruppo.

Maggie Smith, Agnes O'Casey, Kathy Bates

Già avvezzo a raccontare le ferite del proprio paese Teddeus O'Sullivan affronta, dopo i "troubles" di "Niente di personale", le questioni legate al rigidissimo cattolicesimo isolano che fino ad un passato non troppo lontano condizionava, pesantemente, con la propria integerrima morale, le vite degli irlandesi. Questo tipo di riflessione non è certo nuova nel panorama cinematografico irlandese. È sufficiente ricordare i numerosi film che hanno raccontato di ragazze madri, aborti clandestini e figlie ripudiate dalla famiglie e dalla Chiesa. La ferita sanguina ancora mentre il senso di colpa degli irlandesi galleggia nelle profondità dell'animo da cui risale in superficie, di tanto in tanto, per invocare il perdono. Non siamo certo ai livelli del brutale "Magdalene" di Peter Mullen e nemmeno all'interno del filone d'inchiesta ispiratore di "Philomena" di Stephen Frears tuttavia gli imbarazzi e le ostilità che uniscono e respingono Chrissie, Eileeen e l'anziana Lily dipendono comunque dallo stigma sociale impresso dal cattolicesimo irlandese.

O'Sullivan utilizza l'escamotage del pellegrinaggio e della docile figura del parroco per riunire le tre donne e trasformare la loro accesa conflittualità in un perdono miracoloso. Perché a Lourdes non si va per chiedere il miracolo di una guarigione, come dice padre Dermot alla piccata Eileen, ma per ottenere la serenità della riconciliazione. E, per rimanere nel contesto religioso, Dio solo sa quanto gli irlandesi abbiano bisogno di pace e riconciliazione civile.

Dal racconto emerge vivida l'ignoranza in materia sessuale che colpiva soprattutto le donne. Ed emerge la cattiveria di un contesto sociale che considerava un peccato l'amore e la gravidanza al di fuori del matrimonio. Una cattiveria figlia a sua volta dell'indottrinamento clericale, del perbenismo e dei sensi di colpa instillati nelle coscienze dei credenti.

Complice il luogo sacro il regista, come accennato in precedenza, preferisce spingere sul tasto della riconciliazione, non tanto e non solo di matrice religiosa, per chiudere con il passato e offrire metaforicamente un nuovo inizio alle generazioni future.

Il film è sorretto da un quartetto di ottime attrici tra cui spicca l'ennesima prova maiuscola della grande Meggie Smith. Completano il cast Laura Linney, Agnes O'Casey e Kathy Bates a cui tocca lo spiacevole compito di interpretare l'odiosa e repressa figura di Elileen, donna costretta dai tempi al matrimonio, alla maternità e a serbare nel cuore i propri sentimenti e desideri sessuali. Mi aspettavo un pelo di humour in più e qualche risata ma il risultato è delicato e intimista senza vani eccessi sentimentali. In fondo in fondo un buon ritratto d'epoca.

Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara