Regia di Gianluca Jodice vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
"Après moi le déluge!"
Così profetizzava Luigi XV, come a presagire la fine di una storica monarchia che avrebbe avuto termine proprio durante il regno del nipote di costui, ovvero del religiosissimo e riservato, impacciatissimo e mansueto Luigi XVI.
Dopo la deposizione, l'arresto e l'instaurazione della Repubblica (1792), Luigi fu giudicato colpevole di alto tradimento dalla Convenzione nazionale, e per questo venne condannato a morte e quindi ghigliottinato il 21 gennaio 1793 a Parigi.
La sua morte segnò la fine di un'epoca e di un regime in cui il re era eletto per volontà divina: poco importava che la nomina avvenisse quasi sempre di padre in figlio, o comunque lungo il medesimo, privilegiato albero genealogico.
Il film di Gianluca Jodice racconta gli ultimi giorni del deposto re e di sua moglie, Maria Antonietta, che nella versione italiana del titolo (il film è di fatto una co-produzione Italia/Francia) pare diventare la protagonista assoluta, mentre di fatto resta la co-protagonista di una vicenda molto nota, ma concentrata su un episodio assai poco conosciuto, che si verifica tra il momento della deposizione reale e l'atto di decapitazione dei due coniugi reali.
Prima di essere condotti nella Torre del Tempio ad aspettare l'esecuzione, i due reali, assieme ai due figli e ad un paio di cortigiane, vennero fatti sostare tra i saloni degli appartamenti reali, sorvegliati a vista, privati di utensili anche per mangiare per evitare gesti sconsiderati ed autolesionisti, ad attendere un verdetto ufficiale che tardava a manifestarsi.
L'interessante film di Jodice, basandosi su testimonianze più o meno ufficiali tramandate a partire da chi si è occupato di sorvegliare la famiglia reale, ripercorre quei momenti concentrandosi a descrivere la passività quasi ostentata e la pacatezza rassegnata di un sovrano insieme incredulo e nel contempo certo di quel destino cruento che lo avrebbe condotto al patibolo.
Ad esso si contrappone la tenacia di una regina che non si arrende, che soffre e prova rabbia dinanzi all'indolente apaticità di un sovrano e marito così distante ed inerte.
Efficacemente diretto e forte della fotografia ammaliante a cura di Daniele Ciprí, Le Déluge ha il suo memento di massimo interesse quando racconta della tenacia della regina (una brava e credibile Mélanie Laurent) nel.cercare di riorganizzarsi informandosi su dettagli pratici ad ella sconosciuto come il comprarsi una casa dopo la cacciata dalla reggia reale, su come affrontare le fatiche dei lavori domestici e su come imparare a preparare da mangiare.
Ma anche Guillaume Canet, efficacemente imbolsito per rendere più credibile l'indole del suo personaggio, è molto bravo ad impersonale e rendere potente, e col procedere della vicenda pure carismatico, le caratteristiche controverse di sovrano la cui fissità comportamentale lo fece apparire o considerare come un vigliacco bigotto affetto da autismo.
Un monarca atipico che trova nella fede cristiana e cattolica l'unico appiglio verso cui guardare quando il proprio destino pare incontrovertibilmente segnato.
Presentato al Festival di Locarno 2024, il film è interessante perché riesce a coinvolgere nonostante la compostezza della vicenda e la quasi mancanza di azione con cui si avvicendano i giorni finali di una dinastia regnante.
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