Regia di Pablo Berger vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: IL MIO AMICO ROBOT
Non fatevi ingannare dal titolo italiano, dietro il termine “Amico” c’è un’intensa metafora delle relazioni umane e della intrinseca poetica della solitudine.
Il film “Il mio amico Robot” va visto, vissuto e metabolizzato con il titolo originale, quei Robot Dreams che contengono i sogni e i desideri d’amore che possono essere propri di un umanoide creato e assemblato per la compagnia.
Tratto dalla Graphic Novel di Sara Veron, Il mio amico Robot è una storia senza dialoghi ma con molta musica. Quasi a voler dire che ogni rapporto o relazione sia esso d’amicizia oppure l’inizio di qualcosa di più ha una propria colonna sonora che rimarrà per sempre anche quando tutto sarà destinato alla fine.
Siamo in una New York molto anni ’80, si vedono le Torri Gemelle da ogni angolo, mentre il clima è molto Alleniano.
La New York che vediamo è assolutamente pochissimo umana, è popolata da animali antropomorfi e ad evidenziare un certo grado di incomunicabilità e freddezza nei rapporti interpersonali i personaggi non hanno nomi propri, ma si chiamano Dog nel caso di un cane o Duck se ci troviamo di fronte ad una bellissima papera.
Il Dog che è al centro della storia è un single solo come “Un Cane” che vive questo suo isolamento con molta sofferenza anche se dietro c’è molto auto sabotaggio sentimentale.
Passa le sue serate a giocare da solo al videogioco Pong, si scalda solo cene surgelate e tiene accesa la TV per non vedere il riflesso della sua solitudine nel tubo catodico.
Una sera vede lo spot della “Berger Corp” (proprio come il regista del film Pablo Berger) ed acquista un Robot creato per fare compagnia e dare un senso alle proprie giornate.
Tra Dog e Robot si crea un legame che passo dopo passo si trasforma in un qualcosa di più intenso della semplice amicizia. Molto tenere e romantiche le scene delle fototessere oppure quelle delle loro mani che si cercano per stringersi, per non parlare del loro riflesso insieme sul divano visto attraverso la TV spenta.
Purtroppo, l’ultimo giorno di vacanza estiva sulla spiaggia di Coney Island risulta fatale per questa improbabile coppia (come tutti gli amori estivi), il mix di sabbia e salsedine blocca il robot e Dog si trova costretto ad aspettare il primo giugno dell’anno successivo per riprendersi il suo nuovo affetto.
Da quel momento, Il mio amico robot ci racconta come possa essere vissuto la fine di un rapporto frutto di un cambiamento forzato dagli eventi e come la separazione possa essere gestita e somatizzata in maniera diversa dentro la coppia.
Il Robot costretto all’immobilismo inizia a sognare quel momento in cui si congiungerà con il suo Dog fischiettando September degli Earth, Wind e Fire ritornando al triste realtà ogni cambio di stagione.
Dog, dopo un primo periodo di non accettazione, trova la forza di smuoversi dalla sua solitudine cercando fuori quelle belle sensazioni che Robot gli aveva donato in quel breve periodo.
Pablo Berger ci regala una favola per adulti raccontando quei momenti che ognuno di noi ha vissuto e sfido chiunque a chi non si è immedesimato nei vari momenti di questo tormentato percorso affettivo.
La scelta del cartone animato è perfetta per spiegare anche ai bambini l’importanza dell’amore e l’importanza di andare avanti anche quando questo finisce.
Perché la vita è fatta così, fase dopo fase verso una personale evoluzione.
Perché nel nostro percorso troveremo tanti amori, ognuno con le proprie caratteristiche e ognuno con le proprie intensità.
Ma sappiamo benissimo che quando alla radio sentiremo le note degli Earth, Wind & Fire e le strofe “Ba-dee-ya, say, do you remember? Ba-dee-ya, dancin' in September”, proprio in quel momento proveremo quel brivido del ricordo di quella meravigliosa estate che non ritornerà più.
Voto 7,5
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