Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Film riuscito, probabilmente non un capolavoro ma sicuramente il germe di un capolavoro: Amici miei. Germi propone la chiave vincente dell'opera d'arte che consegnerà a Monicelli, cesellando il nucleo della piazza con mani sapienti. La piazza non è solo il centro della vita sociale, il luogo dove le malelingue esercitano la loro arte sottile e la gente espone il suo status o altresì lo nasconde, la piazza è anche il luogo di raduno di alcuni compagnoni dalla risata tanto facile quanto amara, antesignani dell'allegra brigata messa in scena da Tognazzi e compagnia qualche anno dopo. Qui però è lo sguardo disincantato a prevalere, l'aspetto più sociale e cinico dell'ambiente cittadino, dove impera l'ipocrisia di stampo cattolico, brulicano invidie e rancori, emergono forme di solidarietà tese solo a salvaguardare la morale e mai le persone. Tutti e tre gli episodi sono accomunati, infatti, dallo stesso filo conduttore; la capacità riparatrice e salvifica delle istituzioni ovvero la famiglia e la chiesa. Le corna nascoste alla perfezione per salvare l'immagine della famiglia e, in tal modo e paradossalmente, la famiglia stessa; il suicidio sventato ed il ritorno al focolare domestico salutato a festa da tutta la comunità (meno l'infelice agnello sacrificale); la chiesa che si spende e spertica per salvare l'onore di rispettabili (oltre che danarosi e generosi) cittadini, lasciando invece i villici ubriaconi al loro giusto e miserabile destino. Un film amaro, cinico, dalla tensione ed il ritmo non sempre alti ma fortemente descrittivo e riuscito sotto tutti i punti di vista. Gli attori sono impeccabili, la sceneggiatura di qualità, la regia sicura; grande vetta di cinema. Voto: 8.
Decisamente datata.
Non si discute.
Bellissima.
Bravo ma poco incisivo nelle scene patetiche.
Brava.
Bravo.
Grande personaggio il suo, incarna tutti i vizi della borghesia con grande efficacia.
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