Regia di Pietro Germi vedi scheda film
La provincia bigotta e moralista, ipocrita e meschina. Germi compone un quadro di brillante quotidianità dai riflessi boccacceschi, dando libero sfogo a tutto il suo più pesante tono satirico nei curatissimi ritratti dei personaggi, in pubblico precisissimi, in privato dediti ad ogni genere di sozzura morale. Il perbenismo di facciata e la dilagante ipocrisia sono argomenti non nuovi, ma certo trattati per la prima volta con un piglio così lucido, preciso, quasi efferato: Germi - certo non nuovo a questo sottile pungolare - venne parecchio criticato, in particolare per la scelta di girare a Treviso (come se le bassezze morali della Sicilia di Sedotta e abbandonata e di Divorzio all'italiana fossero più facilmente concepibili). A parte il fatto ovvio che una città vale l'altra, Treviso venne scelta dallo sceneggiatore Vincenzoni proprio perchè sua città natale, dai cui racconti-leggende metropolitane egli trasse le storielle del film (poi in fase di stesura della sceneggiatura lo affiancarono quei volponi di Age & Scarpelli, Germi stesso e pure Flaiano: ma Signore e Signori è essenzialmente di Vincenzoni). Questa è la più pura commedia all'italiana, che non a caso proprio dal Divorzio di Germi prende nome. Grande cast di soli comprimari, senza nomi eccellenti; memorabile Moschin.
Tre episodi ambientati in una cittadina veneta, dove tutti conoscono tutti e ne conoscono soprattutto i 'segreti', ma fingono di non sapere. Un uomo si finge impotente per cornificare un amico; un ingegnere tradisce la moglie con una cassiera e si ritrova tutto il paese a moralizzare contro i due adulteri; una ragazzina arriva in città e i vari negozianti se la passano come un giocattolo. Ma il padre li porta in tribunale: la soluzione? Una colletta per ritirare la denuncia.
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