Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Germi colpisce con ironia graffiante la morale molto elastica del Veneto bianco e produttivo, dimostrando di non avercela con la Sicilia culturalmente arretrata. Mancando un personaggio centrale come il Ferdinando di "Divorzio all'italiana", Germi utilizza, come in "Sedotta e abbandonata", un coro di figurine tutte sbozzolate e tutte perfette per mettere a fuoco l'ipocrisia che attanaglia quella società del benessere: quell'ipocrisia che fa sì che tutto sia permesso (anche dalla Chiesa) purché non si sappia in giro, purché non si ufficializzino le scappatelle con separazioni, denunce, abbandoni del tetto coniugale. In nome di questa ipocrisia sono accomunati tutti i ceti sociali: professionisti e sacerdoti, commercianti e politici, matronesse e contadini. Qualche personaggio ispira un po' più di comprensione umana (quelli di Gastone Moschin, Olga Villi, Carlo Bagno, Gia Sandri), ma nessuno è completamente simpatico o positivo. E anche la stampa, troppo sensibile agli interessi dei padroni del vapore, ci fa la sua bella figura di merda. (22 ottobre 2007)
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