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Una donna in carriera

Regia di Mike Nichols vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Una donna in carriera

di Enrique
6 stelle

https://www.youtube.com/watch?v=cv-0mmVnxPA

 

L’altra faccia di Wall Street (di Stone), in tutti i sensi, con quest’ultimo condivide, peraltro, anche il medesimo destino.

Entrambi i film sono invecchiati malissimo nel guardaroba, negli arredamenti, nelle acconciature (oh my God Joan Cusack è a dir poco abominevole!!), ma assai poco (e qui sta il principale loro merito) nella sostanza.

Il primo perché è stato sotto gli occhi di tutti come la sua denuncia dell’esiziale voracità della finanza speculativa sia (costantemente) caduta nel vuoto.

Il secondo, più che altro, per quanto riguarda i rapporti di forza fra sessi (e pure fra quelli all’interno di uno dei due), le sistematiche (e più o meno velate) discriminazioni subite da quello c.d. “debole”, nonché l’inceppamento della mobilità nella scala sociale.

http://ak-hdl.buzzfed.com/static/enhanced/webdr06/2013/8/12/4/enhanced-buzz-13160-1376295741-2.jpg

 

Ma, d’altronde, dimostrando brillantezza ed un bagaglio di conoscenze che farebbe invidia al miglior broker di W.S. (che non si è), sgomitando a destra e a manca, sfoderando charme e tirando a lucido le curve, non dimenticandosi mai di reggicalze e tacchi a spillo, lavorando sodo senza sosta, dotandosi di spalle larghe per far fronte alle mille difficoltà (e, nonostante tutto, riuscendo a trattenere di versare anche solo mezza lacrima, benché ce ne fossero tutte le buone ragioni)… riscatto sociale e successo sono assicurati!

Insomma, satira o invito (nonostante tutto) a fare sul serio?

(Purtroppo) quest’ultimo.

https://garethrhodes.files.wordpress.com/2014/02/dolgozc3b3-lc3a1ny.jpg

 

Working Girl è una (innocua?) commedia perché il ménage a trois fra i protagonisti volge al meglio, coronato com’è dalla defenestrazione della terza incomoda e dalla agognata gratificazione professionale… ma quanta amarezza in quello spaccato di rampantismo sociale (sasso67) di cui il film si fa specchio fedele!

Quanto rammarico per l’ostentata ammirazione di uno yuppismo a tinte rosa, che ripaga con la stessa moneta (quella già usata per i Gordon Gekko dell’epoca, nella loro fase ascendente) la sfrenata ambizione degli esclusi. Se il tanto decantato American Dream si identifica nello scaltro arrivismo della Cenerentola (bradipo68) dei giorni nostri non sono affatto sicuro di volerlo celebrare anch'io.

Dal canto mio, prediligo di gran lunga la scelta di chi ha preferito recitare, di quell’epoca dissennata, un asciutto epitaffio.

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