Regia di Chris Buck, Fawn Veerasunthorn vedi scheda film
Il 62° classico Disney, noto anche come il Classico del Centenario, è un film senza infamia e senza lode. La scrittura è anche fin troppo essenziale ma la tecnica ibrida (ambienti in 2D e personaggi in 3D) regala immense emozioni, soprattutto nello straordinario uso del colore. "This Wish" unica canzone capolavoro di una soundtrack dimenticabile
Diciamolo subito: dal classico che avrebbe dovuto omaggiare il centenario dei Walt Disney Animation Studios sarebbe stato lecito attendersi di più, molto di più. A mancare è fondamentalmente la memorabilità, ovvero quella capacità fieramente disneyana di lasciare un segno nei cuori e nelle menti degli spettatori, piccini e adulti. Ed è un problema non da poco che il film, tra una citazione esplicita e un omaggio velato alla nobile eredità centenaria, non riesce mai a risolvere.
Ma stroncarlo senza appello come è stato fatto da più parti sarebbe oltremodo ingeneroso. La tecnica ibrida per cui ambienti e sfondi sono in animazione tradizionale mentre i personaggi sono in CGI (con standard elevatissimi di character animation, da applausi), dopo un primo momento di straniamento, regala emozioni non scontate ad ogni inquadratura, soprattutto nell'uso del colore. Azioni e sentimenti dei personaggi sono sempre credibili e convincenti (gli involontari no-sense dei due Frozen sono un pallido ricordo) e i ruoli di contorno sono perfettamente inseriti nel meccanismo drammaturgico come da grande scuola Disney. L'umorismo è sapientemente dosato e alcune gag sono davvero ingegnose. La capretta Valentino, tipico funny animal, è una spalla comica piacevolissima e non ridondante (a differenza dell'impalpabile Splat di Strange World).
Ma il cuore del film, nel bene e nel male, è nella colonna sonora di David Metzge con canzoni realizzate da Julia Michaels e Benjamin Rice: senza infamia e senza lode con la lodevole eccezione di Knowing What I Know Now e, soprattutto, di This Wish (cantata in originale da Ariana DeBose) che, per l'uso narrativo che se ne fa nella risoluzione finale e per il significato metatestuale che ricopre a più livelli (anche come riferimento all'importanza del musical nel canone Disney), è un capolavoro che ripaga (e appaga) le attese, destinato ad imporsi nell'immaginario popolare di più di una generazione.
Con un po' di più di verve in fase di scrittura poteva venire fuori un grande film. Ma va bene così.
Grazie per questi 100 anni, Disney.
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