Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film
Certo, la messa in scena di questo Respiro è suggestiva ed i panorami che lo sguardo di Crialese ci elargisce a profusione hanno il loro bel perchè; ma a stringere, spremere ben bene tutta questa forma, la sostanza che ne rimane è pochetta. Pluripremiato (anche a Cannes, Semaine de la critique e Jeune critique, e con un Nastro d'argento per la Golino), il secondo lungometraggio di Crialese è un omaggio alla terra (del nostro sud, della Sicilia) ed in particolare alle meraviglie naturali dell'isola di Lampedusa: le scene in interni si contano sulle dita ed il sole è uno degli elementi predominanti sulla scena. Ed a confermare la vitalità e la vivacità di questo punto di vista, ecco che i ragazzini imperversano lungo tutta la pellicola, accompagnando le vicende di una donna, Grazia (appunto la Golino), ancora un po' bambina. Inevitabile l'accostamento con L'avventura di Antonioni, girato anch'esso su un isolotto nei dintorni della Sicilia (però nelle Eolie, più precisamente Lisca bianca) e soprattutto incentrato più sul ruolo della natura nelle vicende umane che sulle effettive vicende. Film di buon impatto visivo, con una colonna sonora un po' pretenziosa (sax e sintetizzatore, a cura del jazzista inglese John Surman) ed una trama sfilacciata. 5,5/10.
Anni '60: Grazia vive a Lampedusa, moglie di Pietro e madre di tre bambini. La donna, estroversa e piena di vita, è malvista dai compaesani; quando per ripicca libera una muta di cani per il paese, poi, la situazione peggiora perfino; il marito vorrebbe ricoverarla a Milano, ma lei si rifugia in una grotta fingendosi morta, con la complicità di uno dei figli.
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