Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
In una piccola scuola di un piccolissimo paese non ci si può arrendere tanto facilmente, Albanese e Virginia Raffaele ci spiegano perchè e come si fa ad averla vinta. Ma se la televisione è dietro l'angolo, il cinema è caduto giù da quelle montagne. Rovinosamente.
La visione dell'ultimo film di Riccardo Milani mi lascia interdetto. Cosa ho visto? Sembra(va) una commedia, ci hai messo due attori comici, anzi un attore (s)comico (Albanese che dai tempi di Frengo non riesce a farmi ridere più, nemmeno con la maschera di Laqualunque) e una performer/imitatrice/mattatrice/quasiattrice (Virginia Raffaele che brucia lo schermo e travolge attorialmente tutti i presenti). Insomma, caro regista, cosa avevi realmente intenzione di fare con questo film? Perchè il telaio della storia è significativo, tutti i lati reggono bene perchè è una sana contraddizione di tante storture sociali, urbane e suburbane, e mettere al centro la scuola, il senso dell'educazione su quei banchi, è stata davvero una gran bella cosa. Spiace, però, ascoltare la brava Virginia che ripete più e più volte che la sorte di quel paesino e di quella scuola sono segnati dall'immobilismo e dalla paura di smuovere un pò le cose, che le ambizioni genuinamente imprenditoriali di Duilio sono l'unica speranza di futuro di quel luogo...Sentirsi dare continuamente spiegazioni quasi fosse un narratore fuori campo, chiarimenti per comprendere qualcosa che il cinema dovrebbe saper raccontare solo mostrandole, un pò mi ha infastidito. E poi, questa cattiva abitudine di sottolineare l'umore della scena con una nota musicale più o meno allegra o triste, altro semaforo greggesco per educarci/edulcorarci alla visione. Certo, mi resta il senso del messaggio, bello, e dei luoghi teatro delle riprese in Abruzzo che si raccontano efficacemente con e senza neve artificiale. Al cinema il film è andato bene, evidentemente le spiegazioni ripetute della vice preside Virginia Raffaele sono state utili, ed io capisco solo ora perchè sono stato per quattro anni su cinque rimandato a settembre.
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