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Un mondo a parte

Regia di Riccardo Milani vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un mondo a parte

di axe
7 stelle

Michele Cortese, insegnante originario del settentrione, lavora presso una scuola elementare in una periferia "difficile" di Roma. Stanco e sfiduciato, chiede ed ottiene di essere temporaneamente trasferito a Rupe, minuscolo paesino all'interno del Parco Nazionale d'Abruzzo. Il docente è ricco di ideali e buoni propositi, ma l'impatto con la realtà locale, fatta di fatica, di freddo, di carenza di servizi, lo spiazza. Tuttavia, non si perde d'animo. Inizia con passione la propria attività d'insegnamento e, di concerto con Agnese, la vicepreside, s'impegna per impedire che la scuola sia chiusa, con grave danno per la piccola e fragile comunità di Rupe. Dopo un quarto di secolo  - il suo "La Guerra Degli Antò", ambientato in provincia di Pescara, è del 1999 - Riccardo Milani porta nuovamente in scena l'Abruzzo con una commedia basata su tematiche interessanti ed attuali. Il film è ambientato in una località del centro Italia in forte decadenza. I contatti con l'"esterno" sono limitati, anche a causa dello scarso turismo; la vita è dura; la mentalità è chiusa; bambini non ne nascono; quei pochi che crescono sono privi di servizi e prospettive di sviluppo nel luogo. La sorte di Rupe sembra segnata; si prospetta la stessa fine di Sperone, un paesino non lontano, completamente abbandonato, le case ridotte a ruderi. La struttura scolastica è il baluardo che argina questa deriva; qui lotta chi ancora crede nella piccola comunità. Tutti sono legati all'istituzione, perchè ne stimano il personale, vi hanno studiato o le hanno affidato i figli. E' dunque necessario difendere questo punto di riferimento dalle molte tendenze disgregatrici che ne rendono precaria l'esistenza. Campanilismi uniti ad interessi economici spingono i maggiorenti del vicino e più sviluppato comune di Castel Romito a favorire la chiusura della scuola, la quale, per rimanere aperta, ha bisogno di un numero minimo di alunni. E, se questi ultimi mancano, dove è possibile reperirli ? Michele, la vicepreside Agnese, il collaboratore scolastico Nunzio, la supplente Maria Antonietta, "intercettano" l'emergenza dei profughi ucraini in fuga dalla guerra, favorendo l'accoglienza in città di alcune famiglie della nazione dell'Est Europa; invitano una famiglia di lavoratori agricoli marocchini, precedentemente stabilitasi nel Fucino; ottengono un dubbio certificato d'invalidità per uno dei giovanissimi studenti. La scuola è salva, almeno per un altro anno ! Michele Cortese è interpretato da Antonio Albanese; prototipo contemporaneamente dell'insegnante deluso dalla propria esperienza lavorativa - nella scuola della periferia romana dove ha lavorato ultimamente, è sotto minaccia costante di percosse da parte dei genitori dei discenti, teppisti in erba - e dell'uomo in crisi di mezza età alla ricerca di un luogo ideale ove ripartire. Rupe è un paese "idealizzato". Ogni prospettiva di serenità bucolica è spazzata via sin dall'arrivo a Rupe, sotto neve battente, con vestiti ed equipaggiamento non idonei. Freddo, inadeguatezza ai modi degli "indigeni", persone d'animo gentile ma "induriti" da una vita di isolamento e lotte contro una natura spesso ostile, anche una certa difficoltà nel comprendere il dialetto locale, tuttavia, non sono un ostacolo alla sua buona volontà. Trova un'alleata, amica ... e non solo in Agnese (Virgina Raffaele), grintosa vicepreside la quale, memore della dolorosa esperienza di Sperone, si batte affinchè Rupe non ne segua l'infausta sorte. Altri attori sono professionisti, e non, originari della regione - ed infatti si esprimono in un accento più convincente rispetto quello adottato dalla pur volenterosa attrice romana. Il regista contesta l'atteggiamento radical-chic che anima chi idealizza le località rurali, non conoscendo i lati negativi che una vita in loco presenta. Alla stessa maniera, stigmatizza campanilismi e grettezze tutt'ora presenti nelle comunità ristrette; ma, potrebbe essere diversamente ? Nei piccoli centri le istituzioni sono rappresentate da poche, se non una sola, persone; favoritismi per parenti ed amici trovano terreno fertile. Ma anche le qualità positive dei singoli hanno maggior possibilità di emergere. Nel pubblico, le "pastoie burocratiche" hanno meno vigore; ci sono "il vigile", "il maresciallo dei carabinieri", "il prete", i quali da soli possono scegliere se e come operare nell'ambito delle loro sfere di competenza; nel privato, personaggi come Duilio, il giovane che vuole lavorare la terra pur contro la volontà dei genitori, da soli costituiscono un'"attività" e sono in grado di dare speranze all'intera comunità, nonostante i mediocri membri della stessa confidino nel suo fallimento, affinchè il successo di uno non metta a nudo l'inettitudine di altri. Riccardo Milani mostra di essere un buon conoscitore della realtà abruzzese; è molto "didascalico" nella narrazione, con l'intento di raggiungere quanto più pubblico possibile e l'effetto collaterale di scontentare un abitante o conoscitore di quella realtà, causa uso di espressioni che non trovano riscontro, luoghi comuni, etc. Ma gli si può perdonare questa cosa, poichè sa ben affrontare tematiche importanti e molteplici. La difficile realtà dei paesini a rischio "chiusura", al di là di ogni visione idealistica; la solidarietà; l'importanza dell'istruzione e delle istituzioni scolastiche. E' presente anche una prevedibile sottotrama sentimentale, che trova conclusione positiva. Rupe è, in realtà, Opi, nei pressi di Pescasseroli; Sperone esiste veramente ed è una località oggettivamente di difficile accesso, sebbene non sia rimasto spopolato a causa di ciò. Il film mostra anche scorci delle città di L'Aquila e Sulmona e, ovviamente, di strade e luoghi ameni del Parco Nazionale D'Abruzzo. Il ritmo del film è lento e, benchè i toni siano quelli della commedia, affiora ciclicamente la malinconia. Il "mondo a parte" a 150 Km dalla capitale non è, in realtà, ne' socialmente arretrato, ne' dimenticato dalle Istituzioni. Tuttavia, è in costante pericolo; le asperità naturali e la distanza dai grandi centri rendono poco vantaggiose le attività economiche, costringendo le fasce produttive della popolazione a guardare altrove, o "degradare" la genuinità del territorio, imbastendo vere proprie commedie ad uso di un turisti che vogliono vedere le pecore, ma non odorare la puzza delle stalle. Ci sono, qua e là, piccoli buchi nella sceneggiatura; il regista, pur di ... far tornare i conti, lascia volare veramente in alto la fantasia. Ma tutto ciò gli si può perdonare, se si è in grado di apprezzare le intenzioni. Istruttivo, per tutti.

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