Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
AL CINEMA
"La rassegnazione è un sentimento che qui da noi si mangia a morsi come la scamorza".
Ma, a proposito di rassegnazione, si può resistere ad un paese concepito e restituito nei suoi dettagli come fatto di marzapane, come nei presepi più artefatti e faziosi, con la neve immacolata fatta di calce appiccicata alle pareti o sintetica e schiumosa come traccia di bagnoschiuma che si staglia su rastrelliere di legname non meno finto e decorativo?
Si può resistere a sopportare musichette piacione, elementari e tenerelle, dialoghi da ripicca tutta impertinenza e facile battuta di spirito?
Probabilmente si: si può anche resistere a tutto ciò.
Ma tutta questa sin stucchevole favoletta bucolica acchiappa consensi plebiscitari non lo si può davvero e contemporaneamente definire cinema, anzi Cinema nell'accezione di Arte cinematografica.
Al più questo innocuo prodottino, ove si raccontano le semiserie peripezie di un maestrino di quartiere fuggito alla grande città per seguire le proprie illusorie inclinazioni ecosostenibili, è un lavoro saggiamente meditato ed astutamente preconfezionato, studiato al millimetro per conquistare consensi pluridirezionali, che si può intendere della valenza portante di un episodio pilota di una spigliata serie televisiva nata con intenti commerciali spinti all'inverosimile, e poi tramontata per chissà quale complicata serie di concause misteriose.
Il film di Riccardo Milani, per quanto prodotto ben poco cinematografico, azzecca ogni stratagemma messo in atto per conquistarsi favori di un pubblico variegato ed adorante, ma rimane un prodotto esile, imbarazzante, fastidioso e ricattatorio che azzecca appieno solo una cosa, e quasi in zona fuori tempo massimo: il doveroso omaggio al cantautore abruzzese Ivan Graziani, citato con pertinenza in un epilogo ove finalmente smettono di suonare le musichette edificanti ed elementari che hanno devastato almeno i primi 3/4 di debole storiella, tra concetti scolasticamente dibattuti di "restanza" e accoglienza interessata, ma di nobile intento.
E gli attoti-mattatori?
Cosa mai si potrà dire contro un attore-mattatore del calibro di Antonio Albanese? O di una statuaria e travolgente Virginia Raffaele?
Nulla di nulla.
Ma se si torna al cinema appena tollerabile di Milani, allora è certo più digeribile l'Albanese di Grazie ragazzi.
E purché non si citi l'Albanese regista ed attore di un prodotto maturo e per nulla eculcorato o acchiappa consensi come fu l'esemplare e tragico, tesissimo Cento domeniche.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta