Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
Albanese e Raffaele diretti da Milani sorreggono una pellicola dove i grandi protagonisti sono l'Abruzzo, la sua natura e gli attori non professionisti. E la speranza per un'Italia disposta ancora a illudersi, a credere e a sognare un futuro migliore per tutti, a partire dal nostro luogo di formazione: la scuola.
Quanto è difficile combattere per un diritto, per un'ideale, per vivere e non sopravvivere ce lo racconta questo film di Riccardo Milani con Albanese che torna nei panni di un insegnante dopo Grazie ragazzi e Virginia Raffaele con un accento abruzzese impeccabile. Il dialetto, lo scontro tra ideali e realtà sono le gag che strappano continue risate in sala. Una sala piena in questo giorno di Pasquetta dove il pubblico snobba il mainstream di Godzilla e Kong per questa commedia che come sempre in Milani ci fa ridere, ci commuove, ci racconta l'amarezza di un Paese che non difendiamo e per cui non lottiamo. Così è Rupe in Alta Val di Sangro, un luogo scordato dal mondo dove la scolarizzazione è un diritto da conquistare, dove si vive di rassegnazione per non provare invidia, si rimane chiusi alla realtà conosciuta e ripetuta fuori dal tempo e si sopravvive alla neve, alle guerre, ai terremoti e alle epidemie senza più speranza da coltivare e dove un terreno ipotecato per coltivare lenticchie è la forza di volontà che diventa reale, tangibile, ma pericolosa. Noi del nord idealizziamo certi posti, dice a un certo punto il maestro lodigiano, e vi incoraggiamo in direzioni sbagliate come se foste soldati mandati avanti in prima linea. È sulle spalle di Agnese la responsabilità di infondere fiducia nei suoi allievi e nei suoi ex allievi, è sempre su di lei che ricade il coraggio di cambiare, di mettere tutto in discussione, di osare e di non vaere rimpianti per costruire o salvare il suo paese.
Ecco, in un contesto che ci lascia sconfortati questa pellicola e gli attori non professionisti accendono il lume di una candela. Virginia Raffaele e Antonio Albanese sono coprotagonisti di tutti i partecipanti al racconto, sono loro che trainano, ma in punta di piedi, senza strafare, ma pragmatici, diretti, umili come tutti. Allora questo cinema a cui Milani ci sta abituando mi piace perché è la giusta chiave di raccontarci, di raccontare e ispirare. È l'abbattimento del luogo comune per un luogo d'incontro, un posto sentimentale che ci aiuta a superare le nostre delusioni e a ritrovare la nostra natura, quella dell'uomo che non lascia mai indietro nessuno, ma aspetta l'ultimo e lo segue per garantirgli la cosa più importante che abbiamo: la vita.
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