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Un altro Ferragosto

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su Un altro Ferragosto

di Furetto60
6 stelle

Sequel di "ferie d'agosto". Attori bravi, ma il film lascia perplessi.

Sono passati quasi trent’anni da quando Sandro Molino e la sua famiglia trascorsero a Ventotene le ferie d’agosto in compagnia, si fa per dire, dei vicini Mazzalupi; Sandro era un rampante giornalista dell’Unità e sosteneva i valori e lo stile di vita “di sinistra”, apparteneva a quella frangia dei cosiddetti “radical-chic”, molto snobismo, poca socievolezza e tanta supponenza, di contro si urtava con i Mazzalupi, destrorsi, superficiali, razzisti e cafoni. Il destino, ovverossia il regista, vuole che oggi a Ventotene le due famiglie si ritrovino, la splendida isola è in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi con il fidanzato Cesare, la ragazzina goffa e complessata, figlia del compianto Ruggero, allora Ennio Fantaschini, è diventata una influencer, una celebrità del web, anche se le sue insicurezze non sono guarite e le sue nozze attirano social e media; tra loro ci sono anche oscuri membri della nuova classe dirigente del paese che vogliono convincere la ragazza a scendere in politica. Il ritorno di entrambe le tribù sull’isola diventa l’occasione per un nuovo scontro. Ma si respira un’aria cupa, Sandro, è l’ombra di se stesso, in preda ad Alzheimer e cancro, ormai alla deriva e prossimo a lasciare questo mondo, trascorre il tempo a farneticare, immaginando di conversare con i fantasmi del glorioso passato politico: Pertini e Spinelli; sua moglie Cecilia più disperata che mai; Marisa e Luciana Mazzalupi, ora vedove, l’una alle prese col nuovo squallido compagno Pierluigi, sedicente imprenditore, l’altra che non ci sta tanto con la testa, concentrata sulla figlia Sabbry che sta per sposarsi con Cesare, un miserabile opportunista disamorato, con tatuata sul braccio la scritta “Memento audere sempre”

Ci sono anche i figli: Martina con il piccolo nipotino Tito, l’unico che ascolta le storie politiche di nonno Sandro, e Altiero, che vive in America con un compagno ed è diventato ricco grazie ad una app che oscura i dati sensibili di chi la usa. E’ lui che s’è inventato la rimpatriata per regalare un momento di serenità nostalgica al padre con il quale da tempo ha interrotto i rapporti, c’è perfino il vecchio amico Roberto, che cialtrone era e cialtrone è rimasto. Ancora due Italie a confronto ,lontane, inconciliabili, e incompatibili. Dalla barca col motore acceso e i bambini che buttano i rifiuti a mare, del famoso “Ferie d’agosto”, all’attuale colpevole ignoranza di Sabrina, che intervistata dichiara di non sapere nulla dei prigionieri politici che nel 1943 furono esiliati su quell’isola, c’è un doloroso fil-rouge. il film torna spesso sul predecessore, sia con inserti di alcune scene, sia con l’uso di brani musicali dell’epoca.

Paolo Virzì torna dunque sul luogo del delitto, per girare il sequel del film che lo ha reso celebre al grande pubblico e che ha dato l’abbrivio al successo del suo percorso cinematografico. L'idea alla base teoricamente avrebbe potuto essere interessante, tuttavia la realizzazione incespica rovinosamente, troppi personaggi, troppe sottotrame e troppe tematiche finiscono per rendere il film dispersivo e pesante; il racconto è spezzettato e la critica politica risulta appena accennata, alcune figure non riescono ad andare oltre la caricatura, oltretutto non ci sono spunti di umorismo, la storia è drammaticamente tragica e senza speranze. Ci si chiede se  fosse proprio necessario questo seguito; ragioni di nostalgia canaglia o di cassetta. Giova comunque sottolineare, che la prova di tutti gli attori è eccellente

 

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