Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Film grottesco, che non fa ridere ma cerca di normalizzare l'anomalo, mentre finge una critica sociale. Come se, poi, la generazione "social" e quella "lgbqt" non fossero la stessa cosa. Cast numeroso ma nemmeno (più) di richiamo. Orlando, ormai, relegato a ruoli insipidi e sbiaditi.
Il cinema dell'accumulo è, per definizione, irriverenza nei confronti dello spettatore e strumento per carpirne l'attenzione, al di là dei contenuti. Ne è un ottimo esempio questo seguito che fa scempio dell'antesignano (peraltro a sua volta tutt'altro che indimenticabile). I protagonisti di allora, oggi invecchiati (o semplicemente spariti dal cast), sono affiancati da illustri sconosciuti che finiscono però per trainare il carrozzone. Così, al tema dell'accumulo si somma quello dei nomi di richiamo, che una volta erano protagonisti e oggi finiscono per essere quasi accompagnatori di illustri sconosciuti.
Virzì, un tempo acuto e sarcastico osservatore del mondo che cambia(va), oggi pare avere le idee assai confuse, e così finisce per mischiare la (più che legittima) stigmatizzazione della "generazione social" con la beatificazione della stessa, nella sua sfaccettatura lgbqt, con il personaggio principale che si presenta con tanto di "marito" al seguito, ovviamente accompagnato dalla massima stima dei locali e famigliari "aperti". Tra costoro spicca Laura Morante, che recentemente si è distinta per aver dichiarato in un'intervista di vivere nell'apprensione, avendo realizzato come sia per gli ucraini vivere in un paese invaso, e poter subire un attacco in qualunque momento. All'alba dei 70, l'attrice ha scoperto l'esistenza delle guerre nel mondo. Ci chiediamo se abbia mai sentito parlare di seconda guerra mondiale, Jugoslavia, Iraq, Palestina, Afghanistan, e, in generale, dell'Africa. Insomma, attori e regista sembrano perfettamente allineati nel falso perbenismo fascista imposto dai governi massonici di tutto il mondo, e abilmente propagandato in questo sfacelo di "commedia".
"Cast sprecato" è ciò che si dice comunemente in opere che vedono la presenza di numerosi attori famosi. In questo caso, però, l'osservazione sembrerebbe perfino fuori luogo: Silvio Orlando sembra ormai del tutto decaduto dai fasti dei tempi andati, e relegato a presenza poco più (o poco meno) che insignificante (vd. anche Siccità, dello stesso autore). La Ferilli e De Sica non sono mai stati propriamente dei mostri sacri... La Morante ormai è evidentemente in stato confusionale, alla luce delle sue pubbliche esternazioni senza senso.
Il film in sè non fa ridere, nè rappresenta realmente un sequel dell'opera cui rimanda. I paesaggi, le guest-star, i tentativi di pseudo critica sociale e la troppa carne al fuoco non risollevano la situazione. Forse, più che commedia, andrebbe definito "grottesco", considerando che rappresenta una società (ormai) realmente grottesca. E non soltanto in quelle tendenze che vengono, peraltro blandamente, stigmatizzate, ma anche - soprattutto - in quelle che vengono invece celebrate o normalizzate.
Alla fine della fiera, considerando che con il precedente Siccità (si vede quanta ce n'è, eh.... ) il regista aveva già fatto un'opera di ossequio alle finte politiche ambientaliste del WEF, la domanda è lecita: sarà mica che il signor Virzì è affiliato alla massoneria? Attendiamo fiduciosi riscontri....
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