Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
io che amo Virzì e che darei qualsiasi cosa per un altro Altro Ferragosto.
Passano gli anni e le Storie ben raccontate bisogna lasciarle in Pace.
Al sottoscritto dispiace non esprimere un giudizio lusinghiero sull'opera del Maestro Virzì ma L'altro Ferragosto è un film che mostra degli inciampi così come i protagonisti del seguito di una storia iniziata nell'estate del 1996 e che potrebbe non finire mai (il finale è aperto a nuove avventure). L'isola è sempre Ventotene e le famiglie coinvolte sono ancora i Molino e i Mazzalupi che in ragione della appartenenza sociale e politica a distanza di 28 anni non riescono ancora a trovare il punto di incontro per il dialogo: centro! il racconto delle due tribù diventa da subito lo specchio dei giorni nostri concentrandosi sui personaggi invecchiati dal tempo e dalle delusioni il regista Virzì ha (avrebbe) la possibilità di scavare nel profondo le ragioni delle distanze invece si ferma prima quasi sorvolando a bassa quota come il drone che ci proietta nella storia. Se Sandro Molino (Silvio Orlando) è stato tradito dall'Unità e dal figlio Altiero (Andrea Carpenzano) che preferisce la rivoluzione (e i profitti) del web all'impegno del compagno Spinelli allo stesso modo Luciana Mazzalupi (Paola Tiziana Cruciani) tradita dal marito ormai defunto e delusa da Cesare genero coatto (Vinicio Marchioni super!) pone fine al mondo materialista che si è costruita fatto di finzione e arido di ideali: i due capofamiglia come topos della italica civiltà che ci circonda protagonisti della politica e della deriva sociale e culturale che affligge il nostro tempo. Il punto sta proprio qui al Maestro Virzì ci pare sfugga il pallino a Lui cantore della coralità sembrano non funzionare i meccanismi perversi che dovrebbero arricchire la storia ovvero i personaggi di sfondo che da Ovosodo a Il Capitale Umano hanno raccontato in modo sublime l'Italia del presente e del Futuro. Questo è il punto che scricchiola in questo film le voci del coro assomigliano a gags fuori contesto inserite a forza ma prive di struttura (che mette in valore anche le figure di secondo piano, Morando Morandini 1996) : il brigadiere Pampiglione (Rocco Papaleo) con il borsello anni '70 e il fidato attendente Cozzolino (Lele Vannoli) sembrano usciti dalle barzellette la sentimentale Cecilia Sarcoli (Laura Morante) e il Playboy Roberto (Gigio Alberti) rimangono intricati in una falsa liason dai contorni oscuri l'amore senile e litigarello tra Betta (Raffaella Lebboroni) e Graziella (Claudia Della Seta) troppo vere per essere finte infine l'insopportabile Tito (Lorenzo Nohman) che non ci fa ben sperare per le nuove generazioni in somma tutte e troppe situazioni didascaliche come strumenti che non suonano la stessa melodia. Si salvano i rari momenti di cattiveria del Livornese quando infierisce sulla influencer Sabry Mazzalupi ( brava Anna Ferraioli Ravel) che gettato alle ortiche l'apparecchio ortodontico colleziona follower e milioni di euro gestiti da Cesare con la volpe sotto l'ascella pezzata ancora Virzì lo ritroviamo all'altezza nel tratteggiare l'ing. Nardi Masciulli (Christian De Sica) e la moralizzatrice Marisa (Sabrina Salerno) che provano a graffiare un po' la storia che puzza tanto di Nostalgia canaglia e profuma poco di nuovo che avanza
(traboccante di battute sorrette da osservazioni precise e pungenti; non tutto è perfetto intendiamoci, Fabio Ferzetti 1996) . Si salvano i nuovi Amori primo fra tutti il/la bellissimo/a Noah (Lorenzo Saugo) e la snob Gaia (Ema Stokholma) che spezzano lo schermo con le loro brevi apparizioni si salvano i vecchi amori che hanno scelto Ventotene come Mauro Santucci (Lele Vannucci) e famiglia che fanno quadrato contro l'orda barbarica si salvano (in qualche maniera) Martina (Agnese Claisse) e Altiero quando cercano di ricucire le ferite insanabili dei protagonisti. Come detto il film zoppica e inciampa proprio dove Virzì ha sempre spadroneggiato tutto sembra aggrovigliarsi troppo su se stesso per fluire in una direzione ben precisa: MA il gran tocco del Maestro salta fuori quando meno te lo aspetti è il Sandro Pertini ( Alberto Basaluzzo) che invita Sandro Molino ad imbracciare il fucile per lottare per la Libertà ecco in quella intensa riflessione bianconeraseppia mentre l'agonizzante compagno Sandro invoca "non ci prendono più non ci prendono più!" e sale sulla barca della Resistenza all'Orrore ecco se in quel preciso momento se anche uno solo degli spettatori salirà su quella barca i 115 minuti in sala avranno raggiunto lo scopo più nobile dell'Autore.
Lu Abusivo
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