Regia di Walter Hill vedi scheda film
Guardare l’uomo prima della leggenda. Cercare nell’inconscio dell’eroe la storia del personaggio. La vicenda di Wild Bill viene raccontata senza mitizzazioni ma cercando di capire veramente chi era lo sceriffo più famoso del west. La stampa e il gossip dell’epoca potevano bluffare, avevano buon gioco nell’ingigantire i fatti singoli per creare il personaggio. Quello che interessa al regista è il quadro generale, il carattere di un uomo che sfrutta le sue qualità di pistolero e si mette al riparo di una stella di latta. Il fatto che gli piacessero le donne e il poker e che per queste sue passioni avesse dovuto affrontare in duello molti uomini è una cosa normale per il tempo e il luogo. Fin quando il baffuto uomo di legge è costretto a sparare va tutto bene, i problemi sorgono per il capelluto sceriffo quando deve affrontare la sua grandezza. Quello che gli fa più male non è tanto la perdita della vista, ma l’impossibilità di avere una vita normale. Avere avuto tante donne conta poco se quella che hai amato non ha voluto stare con te. I fantasmi del passato ritornano sia nel sonno che nella veglia. Wild Bill ha avuto una vita breve ma intensa, Hill c’è ne restituisce la dualità etica attraverso l’ambiguità estetica di girare i sogni-ricordi in un bianco e nero obliquo. Il nostro realizza un western psicologico e raffinato diviso tra la leggenda di un uomo violento per natura e per ruolo e la storia dello stesso uomo che cerca di venire a patti con il suo passato. Western esistenziale che prova a dare vita ad un genere sul quale qualcuno spietatamente aveva detto le ultime cose. L’epilogo è scontato l’eroe muore giovane e bello e il suo assassino muore senza gloria nè coraggio, credendo entrambi di avere vinto l’ultima mano con il passato.
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