Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Il viaggio è quello dell'intimita',parte dalla Little Italy come "punto di contatto" tra Martin Scorsese e il cinema italiano.Il suo è un atto d'incontrastata fedelta', d'un ampia riconoscenza a pellicole seminali per sè e la storia del cinema.
Scorsese appare sul terrazzo di una palazzina di "Little Italy",quasi un voler respirare un periodo d'una fanciulezza satura di profumi,suoni e gastronomia italica.Sceglie quasi a ragion veduta una fotografia in bianco e nero ripassando le orde d'un archivio di foto e video di famiglia al suono di uno splendido "Amarcord".Con profusa emozione parla della sua famiglia di emigranti,partiti dalla sicula "Polizzi Generosa" per cercare fortuna negli States.Disagio e spaesamento che pervadevano i suoi nonni,nel distaccarsi dalle ataviche radici d'una realta' dura ma pur sempre legata a riti e tradizioni secolari.
La "Little Italy" da lui descritta è una zona ad alto tasso di emigranti,diffidenti verso il "Nuovomondo" sopratutto nel voler cercare di mantere l'inconfondibile idioma siculo.
Il piccolo Martin cresce nella zona tricolore di New York,osservando la cultura di "preti e gangster" ,assorbendo da un antiquato televisore la passione di una vita:il cinema......
Quel cinema che scorre sulle orde del neorealismo "Rosselliniano"; di quel "Roma citta' aperta" o "Paisa' ", film che bagnavano di lacrime gli occhi dei nonni di Scorsese.Un elemento di giunzione tra l'animo spaesato dei migranti e la devastazione d'un paese come l'Italia,appena uscito dalla guerra.
Scorsese ripercorre la storia del cinema italiano con toni tra l'ispirato e il didattico,un misto di emozioni,ricordi e palpitazioni nella visione di film come un legame antico con le proprie radici. Il terrazzo di "little Italy" diviene un surplus di emozioni, scatenate in lui da film come "Roma citta' aperta ","Paisa',oppure la "Corona di Ferro" di Blasetti.
E' un immersione fatidica e reminiscente nell'analizzare le pellicole di maestri come Rossellini,De Sica,Visconti e Fellini.Scorsese ci Accompagna col suo eloquio inconfondibile nella galleria straordinaria di pellicole spazianti nell'arco di 40 anni.Il regista si è formato visualmente anche negli albori del nostro cinema,con visioni di cinema "epico/storico" e film come "Cabiria" di Giovanni Pastrone del 1914.Da questa galleria di fotogrammi il piccolo Martin trae l'ispirazione per disegnare "storyboard's" di fantasmagoriche opere immaginarie.
E' solo l'inizio di un amore che dura tuttoggi col cinema del Belpaese,che qui dimostra nell'acuta analisi riservata a capolavori come "Ladri di Biciclette","La terra trema","Senso" fino ad arrivare ai "recenti" "L'Avventura","l'Eclisse" di Antonioni e il film che piu' lo ha incoraggiato nella professione di regista:L'8 e mezzo "Felliniano",con cui termina il documentario.
Un opera tra l'anacronistico e il didattico che si colloca nell'universo intimista di uno dei piu' grandi autori contemporanei.
"Il mio viaggio in Italia" è difatti un exurcus didascalico che "difetta" di un vuoto poetico,dato che Scorsese è prodigo di perizia tecnica,ma lascia poco spazio al talento intuitivo ed all'espressivo nell'analizzare i film.
Nonostante cio' i 240 minuti scorrono in modo gradevole,sopratutto nel (ri)donarci pezzi di cinema storico che grazie all'amore passionale di un talento come Scorsese è destinato all'immortalita'.......
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta