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La donna, il sesso e il superuomo

Regia di Sergio Spina vedi scheda film

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La recensione su La donna, il sesso e il superuomo

di mm40
2 stelle

Uno dei più sconclusionati e deludenti film italici sui supereroi in calzamaglia è senza ombra di dubbio questo La donna, il sesso, il superuomo, che nel titolo potrebbe avere qualche richiamo a Nietzsche, ma che già sarebbe felice di potersi rifare agli 883 (La donna, il sogno e il grande incubo: ben altro spessore culturale, al confronto con questa commediola sgangherata). Nel 1967 è in piena esplosione il filone dei vari Diabolik, Kriminal e via dicendo; ci sarà persino un Dorellik (1968), ma probabilmente nulla arriverà a eguagliare il lavoro di Spina in quanto a sciattezza della regia e a demenzialità involontaria della trama. Spina proveniva dalle telecamere della Rai e fondamentalmente non le ha abbandonate neppure in questo contesto: campi e controcampi sono spesso fuori da ogni logica cinematografica, i primi piani abbondano anche in circostanze assolutamente superflue, l'azione - che poca non è - è diretta senza stile e i raccordi spesso sfuggono al controllo del montaggio (firmato da Giancarlo Cappelli). In sceneggiatura Ottavio Jemma e il giornalista Furio Colombo (!) si accostano al regista; per quanto riguarda poi il cast, una volta scelto Adolfo Celi per interpretare il capo dei cattivi, il budget è finito. Nei panni del protagonista troviamo perciò Richard Harrison, mentre in ruoli marginali compaiono Enzo Fiermonte, Silvio Bagolini, Giacomo Furia, Nino Vingelli. Bruttine anche le musiche di Alessandro Brugnolini; puro trash già per l'epoca le scenografie di Sergio Canevari (che ha fatto ben di meglio). 1,5/10.

Sulla trama

Un uomo viene rapito da uno scienziato folle per farne un superuomo, e conquistare così il mondo, grazie a una sorta di protesi impiantata nel cervello. Ma la vista della propria moglie riporta l'uomo in sè, vanificando i progetti dello scienziato.

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