Regia di Yurek Bogayevicz vedi scheda film
Bogayevicz ci offre una storia, da lui scritta, sul dramma della sua patria dopo le invasioni tedesche e russe, focalizzandosi sulla prima. E lo fa attraverso gli occhi di un bambino ebreo, Romek, che visto il pericolo di deportazione, viene affidato volontariamente dai genitori ad un agricoltore cristiano, che lo accoglie come un figlio nella sua famiglia. Attraverso questi occhi si assiste con quasi imparzialità a comportamenti disgustosi sia da parte dei tedeschi, ma anche da parte dei conterranei polacchi e anche fra adolescenti. Contrariamente a quanto normalmente si crede i rapporti fra cattolici ed ebrei in Polonia non erano idilliaci e questo appare anche nella comunità agricola in cui Romek viene inserito. Accanto a cristiani veri, cioè caritatevoli, come Gniecio, si ritrovano figure losche come il suo vicino di casa, intollerante, ubriacone ed assassino, i figli del quale, adolescenti, si comportano in modo abbietto. Figura anomala quella del prete (W. Dafoe), non molto presente nel film ma con una presenza di spessore, che cerca di comportarsi correttamente con il ragazzo ebreo, rispettandone la religione pur dovendo fingere di avere un allievo cristiano. Romek trova una iniziale ostilità da parte del più grande dei figli di Gniecio, Vladek, ma grande simpatia dal piccolo Tolo, che in nome della Fede si lascia deportare per non venire meno alle sue convinzioni cristiane. Tutti gli eventi che si susseguono vengono registrati puntualmente dal giovane Romek, spettatore delle atrocità perpetrate dai nazisti, dai polacchi adulti e anche dagli adolescenti con cui è in contatto, deve sopravvivere in un ambiente in cui domina la follia, basandosi solo su se stesso, senza aiuti concreti se non l’affetto del piccolo Tolo, il tutto visto con il terrore di essere scoperto, di essere denunciato. Il regista, che pure opera per un racconto, efficace dal punto descrittivo della vita nella campagna polacca nel ’42 di condanna di tutte le abominevoli azioni umane, spesso si lascia prendere la mano nel tentativo di coinvolgere emotivamente lo spettatore e di conferire al film le caratteristiche di una condizione assurda. deprecabile, dove può accadere di tutto. Particolarmente bravi gli adolescenti coinvolti ed anche la recitazione un po’ “ruvida” di Dafoe. Discreta la coreografia, adeguata la colonna sonora. Se l’intento del regista è, tramite un’angolatura giovanile, di far riflettere su orrori che devono rimanere impressi per sempre e tramandati alle future generazioni, direi che c’è riuscito. Voto 7
Sufficientemente idonea
Abbastanza buona anche, se per raggiungere lo scopo che si è imposto, calca un po' la mano
Un Romek eccezionale, coerente, credibile, capace di suscitare emozioni
Non molto presente, ma offre una figura di pastore umana di grande spessore
Un piccolo Tolo, toccato dalla Fede, molto bravo
Fratello maggiore di Tolo, bravo nella parte di Vladek
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