Regia di Yurek Bogayevicz vedi scheda film
Le atrocità mostrate in questo film testimoniano che l’umiliazione della fede religiosa è tutt’uno con l’umiliazione dell’Uomo. La modesta ambientazione agreste pone in primo piano l’essere umano inteso come carne, sudore e sangue, nobilitato dal lavoro e dal sacrificio, e lasciato puro dalle offese subite. Per i bambini protagonisti di questa storia, la scoperta del male e la difficoltà a capire la vita degli adulti si intreccia con lo stupore per il mistero di Gesù, del Dio morto in croce, che sconvolge, con la stessa drammaticità, sia i piccoli cristiani sia il loro amico ebreo. La celebrazione rituale del martirio (la rievocazione eucaristica, l’autoflagellazione) si sovrappone alle immagini della violenza della guerra, che dilania i corpi e spezza i cuori, mentre è dai corpi e dai cuori dei vivi che proviene quel calore che aiuta ad andare avanti. Nell’epoca delle deportazioni e degli stermini, l’irrimediabilità della perdita (magari aggravata dal trauma del tradimento) è una realtà mostruosa ed inafferrabile nella sua immane proporzione, tale da compromettere il rapporto dell’individuo col mondo. La tragica assurdità dell’epilogo, in cui i ruoli si confondono fino al paradosso, descrive al meglio la natura folle dell’odio tra uomini, che, per definizione, è sempre e comunque fratricida.
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