Regia di Cédric Kahn vedi scheda film
Un tuffo a ritroso nel cinema politico degli anni Settanta: stesso formato, stessi colori, stessi abiti, stesse acconciature, stessa noia.
Il film si svolge nel 1976 e, forse volendo riprodurre nella maniera più efficace - e veritiera - possibile quel periodo, è anche girato come una pellicola "impegnata" degli anni '70, non solo stessi abiti e stesse acconciature, ma anche e soprattutto stesso formato, stessi colori, niente fronzoli, e un protagonista che somiglia tanto nella recitazione quanto fisicamente a Gian Maria Volontè. Ambientato interamente in un'aula di tribunale, riprende la vicenda di un attivista francese accusato dell'omicidio di due farmaciste durante una rapina. Nel corso del processo l'uomo si dichiara colpevole di altre due rapine precedenti, ma rifiuta recisamente di aver commesso la terza, affermando di non essere capace di omicidio. L'escussione dei testimoni porta alla luce una serie di falle nell'accusa e una forte ambiguità, anzi, un sospetto di brutalità e razzismo, nel comportamento della polizia. I fatti sono realmente accaduti, ben conosciuti dal pubblico francese, che potrà vedere questo film quasi come un documentario, pressoché ignorati da noi, che quindi assistiamo a un film processuale cui, purtoppo, manca il ritmo dei legal thriller americani, reggendosi esclusivamente sulle parole di avvocati, accusato e testimoni, come in un dramma teatrale eccessivamente parlato.
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