Regia di Cédric Kahn vedi scheda film
Nel dicembre 1969, durante una rapina in una farmacia, muoiono due donne. L'accusa ricade su Pierre Goldman (Worthalter), trotskista, attivista dell'estrema sinistra francese, che - pur ammettendo di aver compiuto la rapina - rifiuta ogni accusa di omicidio. Dopo una prima sentenza, nel 1975 il processo arriva in appello. Il tribunale si trasforma allora in un palcoscenico (con tanto di pubblici radicalmente contrapposti) nel quale Goldman darà fondo a tutto il proprio istrionismo e alle sue capacità dialettiche e manipolatorie, pur di ribadire la sua innocenza.
Dopo anni di assenza dai grandi schemi del nostro Paese nelle vesti di regista e un paio di film seminali come Roberto Succo e Luci nella notte, Cédric Kahn torna dietro la macchina da presa con un dramma giudiziario che ricostruisce un celebre caso di cronaca su un personaggio a dire poco controverso. Lo stile - a partire dalla scelta del quattro terzi - sta tra il televisivo e il teatrale, con un'ipertrofia verbale che non riesce comunque a rendere avvincente una storia che si basa unicamente (o quasi) sull'eccentricità del protagonista. Un qualsiasi episodio di Perry Mason è più coinvolgente.
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