FESTIVAL DI CANNES 2023-QUINZAINES DES CINEASTES / CINEMA OLTRECONFINE
Durante il 1976 le cronache francesi sono in gran parte dedicate all'incalzante processo che si sta tenendo contro Pierre Goldman, un rapinatore incallito, nonché intellettuale di estrema sinistra dai comportamenti ambigui che, dopo una burrascosa giovinezza tra diserzioni e fuga cubana, si riciclò al ritorno in Francia come rapinatore di farmacie e piccole attività commerciali, fino ad essere coinvolto in un omicidio durante una di queste.
Un atto che l'accusato negò sempre, ma con un modo di fare che non fece altro se non aggravare la propria posizione, trovando altresì a sua difesa, la presenza morale e pure fisica, nei limiti del possibile e limitata alle sedute in aula, di diversi intellettuali di sinistra.
In tal modo il processo a Goldman si trasformò in qualcosa di ben più complesso che un atto di accertamento legato ad un omicidio, divenendo l'uomo un individuo strumentalizzabile per proteste e prese di posizione di carattere politico e sociale che incendiarono e divisero l'opinione pubblica di quegli anni.
Il regista, sceneggiatore ed attore francese Cédric Kahn dirige un film ad evidente, inevitabile stampo processuale che evita più che può flashback o dietrologie, preferendo piuttosto far emergere alcune verità di cronaca o descrizioni di fatti e situazioni attraverso lo sviluppo del processo, tra difesa ed accusa che si affrontano in un duello incalzante e dalla buona presa scenica.
Ne scaturisce un film dai tratti incalzanti, ben diretto ed ottimamente interpretato da due attori poco noti dalle nostre parti, ma estremamente convincenti: Arieh Worthalter si impadronisce del personaggio del protagonista riuscendo ad accentuarne l'ambiguità e la reticenza altera che già risultavano le caratteristiche portanti del personaggio originario.
Lo affianca un altrettanto lodevole e convinto Arthur Harari nei panni di Georges Kuejman, avvocato difensore che inizialmente annaspa a causa del comportamento poco collaborativo del suo assistito, ma si convince a far valere le contraddizioni di un caso che troppi avrebbero voluto risolvere addossando colpe improprie a personaggi certo colpevoli, ma di altri reati.
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