Regia di Frank Kramer (Gianfranco Parolini) vedi scheda film
Terzo capitolo della trilogia sul personaggio di Sabàta, ideato da Parolini come alternativa e prosecuzione delle avventure del pistolero Sartana; sostanzialmente ogni pellicola fa storia a sè, tanto è vero che nel primo film Sabàta era un avido bandito (ma sempre vincente), mentre qui è il paladino difensore dei deboli (sia pure con forti interessi personali). Nulla che desti sorpresa, poichè la stagione dello spaghetti western stava volgendo al termine in maniera caotica e sgangherata, tentando di arraffare gli ultimi incassi dignitosi prima dello spegnersi del fenomeno popolare (che comunque proseguirà ibridandosi con la commedia e con altri generi). Le vicende di Sabàta sono 'spaghetti' puro e senza compromessi: duelli alla luce del sole, spietati cacciatori di taglie, rapine alle diligenze e vendette sanguinolente, tutto nel nome del denaro, deus ex machina che muove la maggior parte delle storie del filone; la sceneggiatura di Parolini e di Renato Izzo è poco più che un pretesto per mettere in scena la solita risma di luoghi comuni e Lee Van Cleef si presta all'ennesima ripetizione della farsetta anche questa volta senza lasciar trapelare il comprensibile scarso entusiasmo. Il cattivo qui è l'efficace Giampiero Albertini, ma non compaiono altri nomi degni di nota nel cast. Rispetto al primo capitolo della trilogia migliorano per lo meno le musiche di Marcello Giombini, anche se è bene non dimenticare che stiamo sempre parlando di Marcello Giombini. Da ricordare (per la bella messa in scena, sì, ma anche per la sua totale inutilità ai fini della trama) la lunga scena di apertura con il 'numero' di Sabàta-artista circense. 2,5/10.
Un sedicente affarista propone di ampliare e ristrutturare una cittadina in cambio di un'autotassazione degli abitanti; si tratta però di una truffa e il pistolero Sabata, che si esibisce in un circo, decide di recuperare il maltolto.
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