Regia di Stephen Carpenter vedi scheda film
Cassandra (sic) è sopravvissuta a un incidente stradale in cui sono morti il suo ragazzo e dei suoi amici, e si sente in colpa perché era alla guida. La sua vita comincia a popolarsi dei fantasmi del passato e incubi sanguinolenti, e uomini mascherati che la vogliono uccidere (o almeno così pare). Il film, costruito sulle macerie di un immaginario dark avariato (“Raven”, si chiama un personaggio), per una buona metà sembra una sorta di horror pomicione, con inciuci e dialoghi da college-movie anni ’80. Roba da prendere in videoteca con popcorn annessi per buttarci un’occhiata ogni tanto, insomma: (i produttori sono quelli di “So cosa hai fatto”, e il regista aveva fatto un piccolo thriller che vanta qualche fan in America, “The Dorm that Dripped Blood”). Ma le situazioni sono spesso sul filo del ridicolo - e soprattutto quelle che più dovrebbero puntare alla suspense o addirittura al simbolismo metafisico (l’adilà, i preti, una chiesa sconsacrata dove fanno rave). E il colpo di grazia è il finale, che sulla scia del “Sesto senso” fornisce la più stupida spiegazione possibile ai misteri che puntellano il film. Non sforzatevi: è la prima che vi viene in mente, ennesima variazione sull’ “Impicccato di Owl Creek”, classico racconto di Ambrose Bierce.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta