Regia di Frank Darabont vedi scheda film
Dunque, negli anni 50 Jim Carrey (qua molto bravo) è uno sceneggiatore che ingiustamente viene accusato di comunismo (eh sì, erano quei tempi, la caccia alle streghe, d’altronde parliamo dei grandi USA, all’epoca per dire c’era l’apartheid, laggiù). In più, sfiga, fa un incidente, finisce per vie traverse in un paesino e ha perso la memoria. Tutti lo scambiano per un altro, un ragazzo eroe di guerra ma mai più tornato dall’Europa. Si fa in pratica una nuova vita, pure nelle perplessità di uno smemorato, e rimette in pista assieme al “padre” il vecchio cinema Majestic. Poi la memoria torna, e dovrà alla fine difendersi dalle accuse ingiuste che gli sono state mosse.
Il tutto è impostato come i vecchi film di una volta, alla Frank Capra, e il film avrebbe in effetti potenzialità (senza scomodare Capra), ma le perde via via per strada. Si rivela un fiume di sdolcinatezze, ma poi diventa una vera cascata di glucosio, anche per la sfibrante musica onnipresente. Anche il discorso finale alla Commissione, culmine del film, non è poi sto granchè. Eppure il regista aveva scritto e diretto Le ali della libertà, uno dei film più belli della storia del cinema; ma dovevo notare che questo invece era stato scritto da uno sconosciuto, e che la delusione era dietro l’angolino. Peccato, si poteva fare meglio, darò 5. Al botteghino fu un vero disastro.
Una rottura di palle.
fa quello che può col brutto plot che ha
Molto bravo, comunque
Di una bravura esagerata, imbarazzante
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