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Kafka a Teheran

Regia di Ali Asgari, Alireza Khatami vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Kafka a Teheran

di zombi
9 stelle

ci si trova a ridere in questo HORROR magistrale e ci si vergogna subito dopo

un'inquadratura fissa di teheran da lontano e dall'alto dalla notte al giorno, con rumori che aumentano e diventano sempre più confusi, sino a rischiare di diventare un grido satanico, si chiude su persone a camera fissa e sulle assurdità del potere.

un potere che potrebbe essere una satira alla fantozzi, se non fosse di una crudeltà inaudita agli uomini e a dio.

ogni persona che si siede di fronte a noi, che siamo coloro che osservano ma indirettamente anche coloro che giudicano ed esercitano un potere che li porta ad obbedire ciecamente senza porsi domande, perchè ogni domanda verrà soffocata con un'altra domanda o con richieste a cui non ci si può sottrarre, se non si vuol incorrere in velatissime, quanto reali, minacce.

una bimba che balla con le cuffie nel negozio in cui la madre la sta vestendo per una festa scolastica, si vede sommergere da vesti e veli sempre più coprenti e senza forma; una donna che viene convocata perchè una telecamera l'ha beccata senza velo all'interno della sua macchina, ma non era lei, bensì il fratello... lei capelli rasati, lui lunghi... il potere chiede perchè fanno le cose al contrario.

un uomo deve rinnovare la patente, ma saputo che ha tatuaggi gli viene chiesto di togliersi i vestiti, con la minaccia di un rinnovo di soli due anni; una donna risponde ad un annuncio di una ditta privata all'avanguardia per costruzioni antisismiche, ma viene molestata; una studentessa viene convocata dalla preside perchè il bidello con gravi problemi di vista, è sicuro di averla vista accompagnata da un ragazzo... è vero, ma la ragazza ha un'arma; un uomo deve dimostrare di sapere come ci si lava per purificarsi mimando i gesti, per ottenere un lavoro dopo mesi da disoccupato e via mostrando in un percorso perverso e grottesco, dove chi è chiamato a giudicare fa di tutto per umiliare,mettere a disagio e distruggere il giudicato, in un modus operandi da gerarchi nazisti alla sbarra.

non c'è mai un colpevole, poichè chi è nascosto dalla telecamera e guarda il giudicato osserva regole indiscutibili poichè scritte nel libro sacro e quindi insindacabili, anche nel momento in cui non si è liberi di togliersi il velo nemmeno nella prorpia casa, se qualcuno dalla finestra può vedere.

e non è il vedere l'atto criminoso, se mai ci fosse del crimine nel vedere; bensì l'essere guardato o peggio guardata.

poichè il vedere implica l'essere vista.

possedere tatuaggi di una nota poesia iraniana non è ritenuto normale, ma sentirsi chiedere di spogliarsi integralmente di fronte ad un funzionario statale per mostrarglieli, lo è.

è un crimine avere i capelli corti per non poter fissare il velo con le forcine; è un crimine prendere un antiacido, possedere un cane(animale considerato impuro), essere una bambina a cui piace ballare, capirai il non conoscere versi del corano.

il potere vuole sapere il perchè di ogni cosa, il perchè di un anti acido, il perchè di una maglietta con su topolino; il potere impone cosa è normale e cosa non lo è.

il potere ti concede di fare domande, ma il fare domande potrebbe essere considerato sconveniente; se non hai nulla da nascondere perchè insistere a chiedere.

è così, è lì da vedere.

con un finale tremendo, dove la teocrazia millenaria, come una helena markos che si ciba di giovani ballerine, arroccata nel suo palazzo, chiude gli occhi indifferente al disastro della città da parte di un immane terremoto.

 

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